Perché diciamo che sull’acquisto dell’IGDO ci stanno prendendo in giro

È doveroso fare un po’ di chiarezza su quello che sta succedendo in questi giorni rispetto alle dichiarazioni stampa sull’area ex IGDO, anche a costo di non esser brevi, perché l’urbanistica è materia complessa e semplificando troppo si rischia di dire sciocchezze.

Evidenziamo sin da subito che, per chi si batte da sempre per un Igdo pubblico, sarebbe assai più comodo accodarsi alla propaganda, votando a favore de prossimo assestamento di bilancio dove, stando a quanto sostenuto dalla giunta al governo della città, si vincoleranno 1.6 milioni di euro “alla riacquisizione dell’IGDO”. Purtroppo la comunità di Diritti in Comune ha il sospetto che l’intera manovra abbia un unico obiettivo: tenere in piedi la barca di una maggioranza che affonda, provando a costruire una narrazione secondo la quale il voto del prossimo assestamento di bilancio sarà un voto pro o contro l’IGDO pubblico. Niente di più falso, vediamo perché entrando nel merito.

COME SI RIACQUISISCE A PATRIMONIO PUBBLICO UN’AREA ATTUALMENTE PROPRIETA’ PRIVATA?

Esistono solo alcune opzioni:

– ACQUISTO. Il privato (in questo caso Società Incentro) vuole vendere e il Comune vuole acquisire. Il Comune trova i fondi necessari nel bilancio e procede con una proposta di acquisto, dopo ovviamente aver ricevuto mandato dal consiglio comunale. Tale scenario non sembra essere in campo, non avendo notizia di alcuna scrittura privata, né evidenza di un accordo tra i due soggetti, né previsione di un prossimo passaggio in questa direzione in consiglio comunale.

– ESPROPRIO. Il Comune decide di espropriare la proprietà privata. Su questa area ad oggi vige ovviamente già un indirizzo (i.e. servizi privati) da piano regolatore. L’esproprio è un processo lungo, rischioso, ma, per noi, assolutamente legittimo. L’esproprio è un percorso da sostenere politicamente che per esser attuato ha bisogno di una serie di passaggi:

1) occorre “giustificare” la procedura di esproprio dimostrando che la scelta si fonda sulla Pubblica Utilità. Cioè? La pubblica utilità si dimostra deliberando un intervento pubblico specifico (una opera pubblica, un intervento urbanistico specifico, etc.) e, certamente, non basta una semplice delibera di indirizzo della giunta in cui si rappresenta un generico “volere politico” – legittimo e condivisibile come ogni buon proposito – bensì si dimostra con atti amministrativi concreti. Nello specifico dell’IGDO, ad esempio, una variante al piano regolatore che riporti l’area a verde pubblico e servizi pubblici e/o un progetto di indirizzo sull’area ben definito, ovviamente approvato dal consiglio comunale. Da non dimenticare che una variante al PRG deve prima passare in consiglio comunale e poi in Regione, con una durata del processo di circa 2-3 anni.

2) Per procedere con l’esproprio occorre altro: bisogna anche dimostrare di avere la disponibilità economica per realizzare l’opera pubblica/l’indirizzo che si è pensato e deliberato. Oltre ad avere un progetto vero sull’area si deve dimostrare di disporre delle risorse necessarie per realizzarlo. Un esempio calzante è offerto dall’esproprio delle aree per la realizzazione del sottopasso Casabianca: delibera di indirizzo per realizzazione del sottopasso legittimato per pubblica utilità.

Nel caso dell’IGDO significherebbe avere dunque una disponibilità economica ben superiore a 1.6 milioni di euro, nello specifico una capacità di spesa in grado di coprire tutto l’intervento di riqualificazione, non dimenticandosi che l’area è stata recentemente vincolata a centro storico, e non è dunque possibile demolire e ricostruire. È chiaro che si tratta di un intervento economico rilevante.

Sembra invece che chi è alla guida del nostro Comune ritiene esista una terza via per riacquisire l’IGDO: esercitare “ex post” un fantomatico diritto di prelazione, rispetto ad un asta conclusasi nel 2016 (!) con l’acquisto dell’area da parte del privato. Eppure il diritto di prelazione, per un ente pubblico a titolo oneroso, è ben normato dalla legge, e i valenti urbanisti che abbiamo contattato hanno escluso che possa esistere questa possibilità per l’IGDO. Purtroppo l’area appartiene alla società che si aggiudicò l’asta, ed oggi questa è la realtà, il resto – e ci piacerebbe sbagliarci – sembrano solo le affermazioni roboanti di politici scaltri.

Facciamo un inciso doveroso: l’amministrazione precedente ebbe tutto il tempo necessario per esercitare il diritto di acquisto a prezzo d’asta e non lo fece, a nostro avviso sbagliando clamorosamente, nonostante le nostre proteste in piazza. Dove era la destra ciampinese in quel momento? Dove era la Sindaca e i vari Silvestroni e Duringon che la sostengono? Vale la pena ricordare che, all’epoca, la proposta del consigliere comunale Guglielmo Abbondati, che dava mandato al Sindaco di acquisire l’IGDO a patrimonio pubblico, fu bocciata coi voti del centrosinistra e di un pezzo considerevole del centrodestra. Ora, a distanza di tre anni, si racconta che esisterebbe la possibilità di esercitare la prelazione?

Bene, diteci come e attivate le procedure necessarie; chiediamo alla Sindaca di spiegare nel dettaglio, a noi e alla città, COME, QUANDO E SECONDO QUALE ISTITUTO DI LEGGE si potrebbe esercitare questa ventilata prelazione ex post. Riteniamo che questa manovra sia soltanto propaganda e non poggi su alcun fondamento giuridico-amministrativo ma, nel caso fossimo smentiti, saremmo pronti a votare un atto d’indirizzo capace di fare dell’IGDO finalmente uno spazio pubblico. La Sindaca lo porti in Consiglio comunale, ci dimostri che ci sbagliamo e saremo i primi a votarlo.

Veniamo ora al bilancio: abbiamo letto che sono stati trovati comunque 1.6 milioni per l’acquisizione dell’IGDO. Pur abituati ai bilanci creativi di questa giunta attendiamo di ricevere la variazione di bilancio per capire da quali capitoli si intende attingere, fermo restando che si possono legittimamente spostare voci di bilancio a copertura di un investimento, giusto ed importante per la città. Rimangono dubbi su cosa serva bloccare risorse vive del malandato bilancio comunale per un intervento che non è minimamente all’ordine del giorno?

Per quanti anni questa posta di investimento verrà bloccata, senza possibilità alcuna di utilizzo concreto, solo a copertura di una scelta dettata dalle contingenze politiche del momento?

Perché farlo ora, in fretta ad agosto, inserendolo nella delibera di assestamento, già discussa e liquidata in commissione e che era all’odg dello scorso consiglio comunale, andato deserto per mancanza di numeri della maggioranza?

Legittimamente crediamo serva ad altro: sia solo propaganda, e della peggiore. Con questa proposta la maggioranza si intesta il merito di aver cercato le risorse per l’acquisto dell’IGDO ma, concretamente, senza avere all’orizzonte tale opzione.

Cosa rimane: il vero obiettivo della maggioranza – sfruttando cinicamente il tema di un bene comune caro alla città, quale è l’Igdo- è di ricompattare la maggioranza, spingendo i consiglieri che oggi sembrano defilarsi a rientrare nei ranghi e restare al governo della città, costruendo la narrazione per cui, se si va a casa, la responsabilità è degli irresponsabili e dei “poteri forti”. Fuori da queste logiche populiste, Diritti in Comune vuole aprire un percorso vero per ridare alla città il centro cittadino che merita, sfidando l’Amministrazione ad iniziare il percorso necessario per dimostrare La pubblica utilità dell’intervento cambiando la destinazione d’uso dell’area. Per questo chiediamo alla giunta di dare indirizzo affinché venga portata in tempi rapidissimi una Variante puntuale in Consiglio comunale sull’area ex IGDO, con la quale recepire i vincoli istituiti dal Ministero e cambiare la destinazione d’uso da servizi privati a servizi pubblici.

Se non si hanno i numeri per governare è bene che alla città vengano risparmiati queste trame da House of Cards: che la Ballico trovi i numeri o vada a casa, con dignità, perché la città non ha bisogno di altre bugie e promesse impossibili da mantenere.