SANITA’ E SERVIZI SOCIALI

 

Negli ultimi 15-20 anni si è verificato un progressivo peggioramento del Servizio Sanitario Nazionale, non dal punto di vista della qualità dei servizi e della professionalità dei dipendenti, che restano elevatissime, ma dal punto di vista della “quantità” del servizio erogato. La scelta di trasformare le vecchie unità sanitarie locali in aziende ha portato ad una complessiva riduzione dei servizi che non si considerano redditizi, in nome della logica per cui è più importante avere un bilancio in attivo piuttosto che offrire un particolare servizio alla popolazione. Mentre la sanità pubblica viene indebolita, la sanità privata continua a fare grossi affari grazie alle convenzioni e al dirottamento delle visite in studi privati a pagamento. Sanità e Servizi Sociali sono due ambiti chiaramente distinti, ma con correlazioni particolarmente importanti. È infatti sempre più chiara la loro interdipendenza descritta da studi, ricerche e da determinazioni degli organismi internazionali. Secondo l’OMS la salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non meramente l’assenza di malattia o infermità. La salute è un fondamentale diritto umano e non un bene economico. L’obiettivo da perseguire è rendere universalmente accessibile i servizi sanitari essenziali, andando ad incidere sulla diseguaglianza sociale strettamente correlata alla questione della diseguaglianza in salute. Liste d’attesa esagerate, distanze notevoli dei posti d’erogazione del servizio, tagli a servizi sanitari ritenuti troppo costosi, non permettono di garantire l’accesso universale alle prestazioni sanitarie. Le carenze pubbliche vengono sopperite da una sempre più aggressiva sanità privata che, per sua natura, sceglie soltanto i settori più appetibili dal punto di vista del profitto. La fragilità economicosociale che inevitabilmente si riverbera anche negli stili di vita, si traduce in fragilità sanitaria.

Gli interventi sanitari del nostro Distretto, servizi delicatissimi che si svolgono nella sede di Ciampino in via Calò, quali il Consultorio familiare o la Neuropsichiatria infantile, sono in forte sofferenza per l’attuale, gravissima, carenza di organico. Una sofferenza che coinvolge per intero il Servizio Sanitario Nazionale, dovuta al blocco del turnover nella Pubblica Amministrazione, cui si aggiunge – in un contesto di programmazione politica insufficiente – il decreto Quota 100 che andrà ad appesantire ulteriormente la già grave situazione del settore pubblico. Nella Regione Lazio – dove un piano di assunzioni è stato pur deliberato ma di fatto è fermo e lontano dalla sua attuazione – come nei Castelli negli ultimi mesi, si assiste ad una analoga incapacità di governo, con riflessi particolarmente pesanti sul versante delle strutture ospedaliere. La chiusura di ben cinque ospedali dei Castelli per sostituirli con il Nuovo Polo Ospedaliero pubblico della Nettunense sta dando risultati pessimi: gli ospedali sono stati chiusi senza che il polo sia stato completamente attivato e di questa assurdità ne stanno facendo le spese i cittadini. In più, nulla è stato concretamente fatto per i Poli intermedi, tra il servizio del medico di famiglia e l’eventuale polo ospedaliero che, aperti h24, alleggerirebbero le unità di Pronto Soccorso.Per questo Diritti in Comune chiede con forza di potenziare la medicina del territorio e rifugge da iniziative demagogiche: promettere ospedali e strutture di Pronto Soccorso può servire a raccogliere voti, ma è assolutamente inattuabile e in contraddizione con il piano sanitario regionale. Ciampino non ha bisogno di un polo ospedaliero, ma di potenziare la medicina del territorio in modo che sia più efficiente e faccia da filtro per le strutture di Pronto Soccorso presenti nei comuni limitrofi, ricevendo i codici bianchi che le intasano. A questo scopo l’ambulatorio di via Calò potrebbe essere potenziato per essere aperto tutti i pomeriggi e non due a settimana come ad oggi, inoltre, un aumento del personale permetterebbe al CAD (Centro Assistenza Domiciliare) di funzionare meglio.

 

Il ruolo del distretto socio-sanitario:

 
Il distretto socio-sanitario dei comuni di Marino e Ciampino, fin dalla fine degli anni ’90, ha anticipato la legge regionale 328/2000 che lo istituì formalmente. È stato ed è uno strumento essenziale per operare – attraverso i Piani di Zona – non sul problema bensì sulla persona, sulla famiglia che esprime specifici bisogni. Ciò ha comportato un salto di qualità nel lavoro degli operatori. Lavoro che, così impostato, deve necessariamente basarsi sulla condivisione tra operatori dei diversi servizi, delle informazioni utili per l’attività e delle specifiche modalità di intervento.

Per quanto riguarda gli interventi prettamente sociali, va sottolineato che progetti presentati sulla base del Piano di Zona, sono stati finanziati dalla Regione e sono attivi o stanno per essere attivati da Marino, nuovo capofila di turno, per conto del distretto. Va sottolineato altresì che, ancor più in questa fase di restrizione dei fondi, un’azione efficace per la completa e soprattutto tempestiva utilizzazione degli stessi, sarà fondamentale per dare i servizi necessari. Oggi non è più procrastinabile la creazione di un ufficio ad hoc che lavori solo per il reperimento di risorse economiche extracomunali derivanti da Fondi Europei, Fondazioni, Onlus, Scelta 2‰, ecc. Non è accettabile che dei fondi regionali stentino ad esser utilizzati per difficoltà politico burocratiche, come la mancata approvazione nei tempi di legge dei bilanci comunali degli anni scorsi o non approvati affatto fino alla gestione commissariale, come nel caso del bilancio 2018-20. Ma può anche accadere che a molti mesi dalla conclusione, non si abbiano ancora i report conoscitivi di un ottimo progetto di ricerca attuato con il CNR nel 2016, mirato alla conoscenza delle dinamiche e delle evoluzioni sociali a livello territoriale, compito precipuo del distretto sanitario. È il caso del sito web “Conoscere per Crescere”, realizzato con i fondi della ricerca del CNR, il cui link con il sito istituzionale del Comune di Ciampino non presenta alcun dato in merito alla ricerca effettuata nel Distretto Ciampino – Marino: report della ricerca effettuata dal CNR che saranno, invece, preziosi per la costruzione di una banca dati del Distretto. Banca dati da implementare con le evidenze che possono fornire i due uffici statistici di Ciampino e Marino, se coinvolti; dati preziosi per programmare Azioni di governo, non solo guardando ad indicatori economici come il PIL, bensì agli indicatori di benessere BES. Indicatori noti a livello di Area Metropolitana, ma che si potrebbe tentare di definire a livello di Distretto acquisendo i dati dei dodici indicatori che lo compongono (tra cui istruzione e formazione, benessere sociale, qualità dei servizi, lavoro e conciliazione e tempi di vita, ambiente, innovazione ricerca, ecc.).

Va infine evidenziato come i servizi del Distretto socio-sanitario, attivati o in via di attivazione, pur coprendo un alto spettro delle necessità per le varie problematiche siano per la gran parte appaltati. Il fatto che quasi tutti gli appalti siano ad un anno, con il rischio di continui e irrazionali ricambi di personale, comporta delle ricadute negative sui servizi erogati in termini di efficienza ed efficacia. In questo senso si dovrebbero definire appalti almeno triennali, e comunque prevedere negli affidamenti il reinserimento di personale che ha già lavorato in quei servizi per non perderne le competenze acquisite.

Particolarmente importanti sono i servizi di Segretariato sociale, Punto Unico di Accesso integrato e quello di Pronto intervento sociale e accoglienza che dovrebbero essere raggiungibili anche con un numero verde (progetto previsto e non ancora attivato), oppure con una pagina web per aprire un rapporto facilitato e dinamico con l’utenza e la cittadinanza tutta. Tutto ciò perché i servizi Socio-Sanitari pur mantenendo un’alta specializzazione nelle loro specifiche competenze debbono tentare di applicare le loro modalità di condivisione ampiamente sperimentate al loro interno anche con gli altri servizi comunali quali i servizi culturali, quelli sportivi e con le realtà territoriali che sopra indicavamo. Questa pratica la vediamo già in alcuni progetti: quelli per il reinserimento lavorativo, anche per attività ricreative/ culturali (laboratorio teatrale) di disagiati psichici, quelli relativi alle attività dei Centri Anziani.

È infatti interesse anche dei servizi sociali favorire attività, lavorative e non, che coinvolgano i cittadini nella costruzione del senso di comunità attraverso una progettazione sul sociale.

Proponiamo infine di:

  1. Individuare spazi comunali dove promuovere e sostenere il “coworking”: Diritti in Comune vuole dare spazio e possibilità ad attività socialmente utili e produttive su base comunale. Coworking di associazioni, cooperative sociali e di partite IVA: è possibile prevedere il riutilizzo del Casale dei Monaci con questa funzione che, attraverso il contributo economico dei “coworkers” (popolare e definito in funzione del servizio promosso e le ricadute materiali sul territorio), garantirebbe la manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura, oltre a produrre ulteriori entrate utili per il comune da reinvestire in modo vincolato in attività culturali.
  2. Promuovere cooperative sociali per i disoccupati. Prevediamo l’assegnazione dello svolgimento di alcuni servizi comunali (i.e. manutenzione del verde pubblico) a cooperative di disoccupati organizzate su base comunale.
  3. Promuovere il “co-housing” per le emergenze sociali (senza tetto, persone sole, anziani senza possibilità economiche, persone sfrattate). Il co-housing potrebbe essere promosso nelle strutture sequestrate alla mafia che si trovano nel nostro territorio. Teoricamente era stato previsto anche nelle aree 167 a parziale compensazione dell’edilizia “sociale” delle famose cooperative. Ovviamente nulla si è mosso in quella direzione. Faremo comunque una mappatura dei luoghi che potrebbero essere usati per il co-housing.
  4. Istituzione della figura di garante per infanzia e adolescenza per tutti i minori, cittadini italiani o non, allocati in territorio comunale.
  5. Valutazione di un’agevolazione TARI per nuclei di oltre 65enni con soggetti disabili.
  6. Garantire ad ogni bambino il diritto al gioco con la realizzazione di parco giochi cui possano accedere tutti i bambini, anche quelli con disabilità motorie.

In merito al campo attrezzato della Barbuta, situato pochi metri fuori dai confini di Ciampino, riteniamo che il metodo degli sgomberi seguiti dai continui ricollocamenti in nuovi ghetti non rappresenti una soluzione, così come non lo è il Piano Operativo Metropolitano del Comune di Roma. Alla Barbuta, un’area malsana, criminogena, stretta tra GRA e cono di atterraggio dell’aeroporto, si consumano oggi le vite di circa 400 persone, confinate in una baraccopoli istituzionalizzata da politiche fallimentari ventennali. Gli abitanti del campo sono le prime vittime di un complesso sistema malavitoso che prospera, tra l’interno e l’esterno dell’area, in particolar modo con lo smaltimento illecito di rifiuti e materiali di varia natura. Come da anni denunciano le associazioni che si occupano del problema, il fenomeno dei roghi tossici è figlio di una rete di delitti d’impresa che tiene sotto scacco le popolazioni che vivono dentro e fuori il campo. La coalizione Diritti in Comune ritiene che sia indispensabile ripensare i rapporti con il Comune di Roma con un solo obiettivo: politiche socio-abitative virtuose in grado di condurre al superamento e alla chiusura del campo della Barbuta. E’ infatti solo combattendo l’idea stessa di ghetto etnico (per usare un termine del Tribunale civile di Roma, con una sentenza che ha intimato la chiusura della Barbuta proprio per la sua natura discriminatoria) che potremo eliminare il grave sistema di ingiustizie ambientali, sociali e umane che si sviluppano in questo luogo.