Fuga di gas al nido Axel, genitori inferociti per il ritardo nelle comunicazioni. Chiediamo un confronto con Amministrazione e ASP!

Siamo stati contattati da un gruppo di genitori giustamente inferociti per l’ennesima gestione insensata del servizio asili nido, questa volta nella struttura del nido Axel. Genitori che questa mattina sono stati intervistati da una troupe televisiva della Rai per raccontare il grave episodio e la loro indignazione.

Ricostruiamo i fatti per come sono stati riferiti direttamente dall’azienda ASP spa, che gestisce il servizio comunale, ad alcuni di questi genitori preoccupati. Il dirigente aziendale ha riferito che l’odore di gas era stato rilevato già martedì pomeriggio in cucina, tuttavia i bambini sono stati fatti entrare all’asilo mercoledì mattina regolarmente, salvo poi richiamare i genitori d’urgenza dopo un’ora all’ennesimo sentore di gas. Perché i genitori non sono stati avvertiti martedì, e non si è chiuso il nido tempestivamente visto il grave rischio sulla sicurezza dei minori? Ci piacerebbe sapere il motivo e le responsabilità di questa scelta scellerata. Per questo produrremo una interrogazione e verificheremo tramite accesso agli atti tutta la catena di responsabilità collegata a questa situazione che riteniamo inaccettabile e gravissima.

Continuiamo a chiedere risorse immediate per la messa in sicurezza ordinaria e straordinaria, se necessaria, dell’asilo nido comunale Axel di via Isonzo: interventi che consideriamo urgenti e non più rinviabili. Sembra che verrà ripreso il servizio martedì 27, a distanza di giorni e senza servizio mensa interno, il che conferma quanto verosimilmente la problematica fosse significativa. Registriamo che per l’ennesima volta la comunicazione alle famiglie relativa alla fuga di gas è arrivata in maniera irresponsabilmente tardiva, per molti addirittura dopo che avevano già ripreso i bimbi! 

Ad oggi anche la riapertura di martedì prossimo è stata comunicata solo via sito web e social network. Mandare una mail dettagliata e chiarificatrice rispetto la messa in sicurezza è chiedere troppo all’amministrazione ASP?

In generale, le condizioni dello stabile sono indecorose sotto svariati punti di vista, nonostante le risorse già spese per la struttura. Abbiamo ripetutamente sollecitato l’amministrazione a dare almeno dei segnali tramite azioni puntuali, ma nulla si è mosso. Siamo in contatto anche con le lavoratrici e le delegate sindacali che provano a farsi sentire nelle sedi opportune, tra le mille difficoltà del momento. Purtroppo la crisi aziendale di ASP sta paralizzando l’azione amministrativa, ma come sostengono giustamente lavoratrici e famiglie, la crisi di ASP non può ricadere sulla sicurezza dei bambini e delle bambine! 

Diritti in Comune esprime la volontà di farsi portavoce della convocazione urgente di un confronto pubblico tra l’utenza dei nidi, l’amministrazione comunale e il management di ASP, per avere informazioni puntuali sullo stato del servizio e delle strutture dei nidi comunali. Avere un confronto serio su problematiche gravi, legate a un servizio così importante per la comunità, non è più rimandabile.

Rendiconto di Bilancio 2022 e proposta di ripiano del disavanzo: il voto contrario di Diritti in Comune

Come gruppo consiliare di Diritti in Comune, a seguito di attente valutazioni nel merito delle due proposte, abbiamo votato contro la proposta di delibera sul Rendiconto di Bilancio 2022 e la proposta di ripiano del disavanzo, perché queste a nostro avviso si portano dietro molte criticità, alcune delle quali già evidenziate da noi durante la gestione Ballico.

1) Gli accertamenti dalle infrazioni del Codice della Strada tengono solo formalmente in piedi il bilancio dell’ente e sono arrivati a livelli che sollevano più di una riflessione politica. Un conto è sanzionare le infrazioni per abbattere i rischi ed educare ad un uso corretto dei mezzi di trasporto, altro conto è la “caccia alle streghe”. 8,1 milioni di euro di accertamenti nel 2022, dei quali abbiamo chiesto di vedere la forma giuridica effettiva, sono uno sproposito che mette Ciampino nella top 10 regionale dei Comuni col più alto tasso di accertamenti di infrazioni. Nel 2019 furono 4,5 milioni di euro, nel 2020 (anno del covid) 3,2 milioni, nel 2021 circa 6 milioni e ora raggiungono la cifra record di 8,1 milioni di euro, portando il contributo pro-capite annuo a 200 euro a cittadino! 

Nonostante ciò, tra l’accertato e il riscosso c’è ovviamente un gap enorme (il riscosso è pari a 2,3 milioni di euro) e questo ha ricadute molto negative sulla capacità reale di spesa dell’Ente. Come dicevamo anche all’Amministrazione precedente, riteniamo sia il momento di riallineare la previsione alle riscossioni effettive.

In Consiglio abbiamo inoltre portato una riflessione più generale sulle politiche di sicurezza messe in campo negli ultimi anni nel nostro Comune attraverso un eccessivo utilizzo di telecamere, posti di blocco e scelte discutibili come l’area cinofila comunale.

Dissuasione ed educazione della comunità non passano necessariamente per il controllo militare del territorio ed è anche su questo che si misura la cultura politica di chi amministra.

2) I bilanci ASP 2021 e 2022 non sono stati ancora approvati. Portare in discussione il rendiconto dell’Ente senza l’approvazione del bilancio aziendale ASP ci sembra – a memoria – un unicum nella storia di questa città. 

La questione ASP, su cui siamo tornati più volte, oltre ad aver risucchiato per l’ennesima volta ogni risorsa dell’ente (2,3 milioni di euro accantonati per le perdite PRESUNTE 2021 e 2022) è ad oggi ancora materia oscura per il Consiglio comunale in quanto si attende il piano industriale e i bilanci definitivi. Piano e bilanci che verranno sviluppati insieme a quel management aziendale di cui l’Amministrazione sembra non poter più fare a meno oggi e che noi continuiamo a dire doveva essere rimosso il primo giorno di insediamento della nuova Amministrazione. Se la pubblica amministrazione si esprime per atti, è tempo di portarli in discussione. La città, i servizi e i lavoratori non possono più attendere.

Anche su questo abbiamo detto chiaramente che la strada presa non ci convince affatto: per cambiare rotta non basta l’ennesimo piano industriale. La città, il Consiglio comunale e la politica tutta dovrebbero iniziare a riflettere sull’improrogabile ritorno di TUTTI i servizi a domanda individuale nella sfera pubblica attraverso la realizzazione di una Azienda Speciale Comunale. 

La gestione del servizio da parte di una società a capitale interamente pubblico come ASP è una gestione pubblica? 

No! È un misto pubblico-privato che prende il peggio da entrambi gli istituti di diritto. La definizione di società Spa le attribuisce finalità e scopi che sono estranei alle finalità delle gestioni pubbliche, come sono quelle di erogare servizi pubblici, diritti fondamentali della persona e destinati a soddisfare bisogni primari essenziali per la vita umana, come sancito dal referendum del 2011 su acqua e servizi pubblici.

L’amministrazione Colella è pronta a raccogliere la sfida di riportare tutti i servizi nell’alveo pubblico, eliminando quei costi di gestione, diretti e indiretti, tipici delle società partecipate? Noi siamo pronti al confronto pubblico su questo tema.

3) L’Ente non è in dissesto finanziario ma il bilancio è in evidente sofferenza. La capacità di riscossione dei tributi (TARI, IMU, TARSU, ETC.) è sempre bassa e non si registrano azioni concrete per migliorare questa performance amministrativa, se non un significativo aumento degli accertamenti, la cui effettiva ricaduta positiva sul bilancio sarà misurabile nella annualità 2023. 

4) I 615 mila euro di disavanzo da ripianare nella annualità 2023-2025 sono stati coperti da un capitolo di spesa come il Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità che, per sua natura, è aleatorio e la cui consistenza difficilmente prevedibile. Un azzardo economico-finanziario che si ripete e che durante l’amministrazione Ballico evidenziammo insieme agli allora Consiglieri comunali di minoranza Perandini e Colella in una pregiudiziale al bilancio di rendiconto 2020. Ora – miracoli della politica – questo rischio non è più tale?

DiC contro l’inceneritore di Santa Palomba

Abbiamo partecipato alla manifestazione di ieri a Roma contro il mega inceneritore previsto a Santa Palomba. La proposta dell’inceneritore è contestata dal basso, da associazioni e cittadini, ma anche dai Sindaci delle città coinvolte in un territorio popolato da ben 600.000 abitanti.

Il Sindaco di Roma, nominato dal governo Commissario Straordinario per i rifiuti di Roma, crede di risolvere il problema costruendo un impianto che brucerà 600.000 tonnellate di rifiuti ogni anno, sei volte di più di quanto produce la Capitale. Invece di potenziare la raccolta porta a porta dei rifiuti, ferma a percentuali ben lontane dagli obiettivi per Roma e invece cresciuta di oltre il 70% nei comuni dei Castelli Romani e del Litorale, il Sindaco Gualtieri si impegna in un progetto che la affosserà.

Purtroppo per lui gli inceneritori con recupero energetico, distruggendo materia, non rappresentano una tecnologia che segue i principi dell’economia circolare, sebbene abbiano trovato in passato il loro spazio di mercato per quei materiali che non erano considerati riciclabili. Ma oggi le cose sono molto cambiate con l’avvento di nuove tecnologie. Se poi si programma addirittura un inceneritore da 600.000 tonnellate, chiaramente esso rappresenta una pietra tombale su ogni ipotesi di economia circolare. Questi impianti per funzionare hanno bisogno di una “dieta” ricca di materiali energetici come carta e plastica, in contrasto con le nuove Direttive europee che impongono l’obbligo di riciclo di quote crescenti di plastica monouso. Non a caso la Tassonomia europea delle attività eco-sostenibili esclude l’incenerimento dei rifiuti anche quando questi sono indifferenziati e non riciclabili.

Cosa andrebbe fatto dunque? Il dibattito è ampio e il problema molto serio ma appare ragionevole e largamente condiviso il fatto che la microprogettazione su misura e di comunità per ciascuna situazione e tipologia urbana, con consultazione dei cittadini ed analisi del territorio, sia la strada da seguire. A Roma bisogna avviare immediatamente la realizzazione degli almeno tre nuovi impianti di compostaggio e partire subito con l’iter autorizzativo dei selezionatori del rifiuto secco e separatori ottici dei polimeri plastici necessari per quella filiera industriale di recupero, che porterebbe avere anche ricadute occupazionali molto più significative sul territorio laziale.

Perfino secondo un recentissimo documento di Assorisorse (Confindustria), i termovalorizzatori sono una soluzione vecchia di almeno 40 anni. Oggi sul mercato ci sono ottime tecnologie, spesso con brevetti italiani, che consentono di ricavare risorse utili da quei materiali che gli inceneritori distruggono per estrarne solo una piccola parte di tutta l’energia servita a produrli.

Se la Giunta Gualtieri proseguisse su questa linea, vista la dimensione dell’impianto, l’inceneritore dovrà anche ricercare altri rifiuti per soddisfare l’enorme necessità di combustione dell’impianto, con il rischio di veder confluire nell’inceneritore materiali che dovrebbero e potrebbero essere riciclati.

C’è poi il tema inquinamento dell’impianto. Sebbene i più recenti studi indicano che le più recenti tecnologie sicuramente producono una diminuzione delle emissioni di diossina nell’aria, questo rimane un tema centrale e di profonda e motivata preoccupazione per gli abitanti.

Ad esempio come spiega l’Arpa, gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), che “sono riconosciuti per le proprietà mutagene e cancerogene. L’International Agency for Research on Cancer ha inserito il Benzo(a)Pirene e altri IPA tra i possibili o probabili cancerogeni per l’uomo” trovati sugli aghi di pino vicino all’inceneritore di Pilsen (Repubblica Ceca) sono 87 volte superiori alla quantità rilevata negli aghi di pino in altre zone della città. I policlorobifenili (PCB: “L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro classifica i PCB quali sostanze cancerogene per l’uomo”, spiega l’ISS) erano tre volte superiori alla media in tutti i casi di studio. Questo significa che le persone che vivono nelle vicinanze degli impianti potrebbero subire danni se mangiassero verdure coltivate in questi terreni. Le analisi condotte dimostrano che nella maggior parte dei casi si superano i limiti definiti dall’Ue per la sicurezza alimentare. Un recente studio condotto da Zero Waste Europe (ZWE) prende in considerazione tre termovalorizzatori di ultima generazione. Uno degli inceneritori monitorati, quello di Pilsen, sorge in un’area di campagna isolata e dunque poco influenzata da altri agenti inquinanti. Nonostante questo il dato empirico rilevato da ZWE è lo stesso: dove ci sono termovalorizzatori, i valori di particolari sostanze inquinanti sono più alti.

Contro l’inceneritore non ci sono solo le manifestazioni e le contestazioni di piazza ma si combatte una battaglia legale fatta di istanze e ricorsi (finora ben cinque) di cui ancora non si conoscono gli esiti finali.

Per oltre tre decenni e forse anche più, il problema dello smaltimento dei rifiuti di Roma ha rappresentato un guadagno enorme per il gruppo della famiglia Cerroni, monopolista del traffico dei rifiuti nel Lazio. Finalmente questo monopolio sembra essere stato spezzato e il Piano Regionale non prevede la costruzione di alcun inceneritore ma l’attivazione e l’incremento della raccolta differenziata. Dunque perché Roma dovrebbe andare contro questi indirizzi e dotarsi di un inceneritore che dovrebbe avere un bacino d’utenza enorme? Attivando l’inceneritore di Santa Palomba e aumentando fino a 500.000 tonnellate l’anno quello di San Vittore, ci troveremmo di fronte ad una utenza extraregionale. A chi serve tutto questo? Certo non al beneficio dei cittadini ma solo al guadagno e al profitto di pochi, che speculano senza scrupoli contro la salvaguardia dell’ambiente e sulla salute dei cittadini.

Diritti in Comune era presente in piazza e sostiene fermamente questa lotta, impegnandosi a divulgare le corrette e complete informazioni sulla vicenda, che molto spesso i mass-media omettono o rendono opache e devianti. Riteniamo apprezzabile la presenza della Sindaca Emanuela Colella al presidio contro l’inceneritore, ma non sufficiente. Come non sono sufficienti le argomentazioni riportate nella lettera che i 20 Sindaci hanno indirizzato a Gualtieri. Incalzeremo l’amministrazione di Ciampino con la presentazione di un OdG molto più chiaro e puntuale su cui chiederemo al Consiglio comunale di prendere una posizione netta sul tema.

Protocollo di intesa ASP / Comune: la nostra posizione 

Il protocollo di intesa tra ente e ASP approvato in Giunta è stato deliberato ieri in Consiglio comunale. Diritti in Comune non ha espresso voto favorevole, sollevando dubbi e chiedendo impegni che l’amministrazione comunale non ha avuto il coraggio di assumersi negli interventi di replica. Pur consapevoli che questo fosse un atto necessario per iniziare la procedura di uscita dalla crisi aziendale, troppe criticità e pochi elementi positivi sono presenti nell’atto. Dopo un decennio di scelte scellerate che hanno portato a perdite milionarie dell’azienda (tutte sempre ripianate con i soldi dei cittadini di Ciampino) per l’anno 2021 il bilancio ASP chiuderà per l’ennesima volta in rosso, stavolta per 1.700.000 euro, mentre per l’anno 2022 il deficit attestato è di ulteriori 430.000 euro. Evidenziamo come la prima proposta di bilancio deliberata a giugno 2022 dal management tuttora in carica, non è stata ritenuta accettabile dall’ente comunale, in quanto riportava un utile di circa 23 mila euro.

Dopo le verifiche messe in atto dal “comitato tecnico per il controllo autonomo disgiunto”, istituito dall’ultima commissaria prefettizia – organismo terzo composto da professionisti esterni e dal dirigente del settore economico del Comune – questo esile utile si è nei fatti trasformato… in una perdita consolidata di quasi 2 milioni di euro per il 2021! Ci domandiamo dunque come si possa ritenere credibile e affidabile il management aziendale a fronte di questa situazione: o c’è malafede o incapacità nel fare di conto, due opzioni che i cittadini di Ciampino non meritano. Dignità e rispetto per la nostra cittadinanza avrebbe voluto un passo indietro del management aziendale. Più coraggio avrebbe dovuto avere la Sindaca Emanuela Colella non appena insediata, quando secondo noi l’azzeramento di tutto il cda sarebbe stato un atto dovuto e legittimo, logica conseguenza di tutte le criticità che erano state raccolte dall’opposizione al tempo della Giunta Ballico. Purtroppo è surreale riscontrare il fatto che lo stesso management, non appena iniziati “i controlli” (finalmente, dopo venti anni) sui conti aziendali, abbia ben pensato di riportare una perdita consolidata per il bilancio 2022 così sostanziale da iniziare la procedura di crisi aziendale. L’anno 2021 un utile fittizio e adesso sconfessato ufficialmente nel protocollo, mentre quando iniziano i controlli improvvisamente l’azienda entra in crisi, si dichiara una perdita strutturale giustificata dal mancato rinnovo del servizio supporto riscossione tributi anno 2020, e si minaccia la messa in liquidazione aziendale. Se non stessimo raccontando la verità verrebbe da pensare si tratti di una puntata di House of Cards, peccato che siamo a Ciampino e non in una serie tv americana!

  • Il debito dell’azienda e la mancanza di trasparenza

Di tutto questo abbiamo già discusso in precedenza e con questo documento vogliamo andare oltre, per provare a fare un po’ di chiarezza su ciò che ci aspetta nel prossimo futuro: una scelta di trasparenza che dovrebbe appartenere a chi amministra, non ad una forza politica di minoranza come la nostra, ma tant’è.

Il debito dell’azienda comunque non si conclude qui: ci sono una serie di poste “circolari” e mai giunte a mediazione concordata che hanno radici molto profonde, ovvero somme che l’ASP da diversi anni deve restituire al Comune, per un importo complessivo di 3.340.000 euro. Anche di ciò parla il protocollo di intesa Comune-ASP in discussione in Consiglio comunale. Profetici fummo ad inserire nel nostro programma la necessità di un “Audit pubblico e trasparente sulle società partecipate” dell’ente, vero elemento di caduta del nostro Comune che negli ultimi 13 anni ha visto completamente assorbita la propria capacità di spesa e investimento dalle due società ASP e Ambiente, continuamente in perdita. Peccato che non siamo stati ascoltati e per l’ennesima volta nessun cittadino saprà veramente cosa è successo in questi anni: le aziende sono da sempre fatto privato tra la Giunta e i vari management aziendali tecnici, con qualche rendiconto periodico portato in Consiglio comunale solo a ratifica, senza grossa possibilità di incidere sulle linee amministrative decise, e zero trasparenza ovviamente.

A tal riguardo è inaccettabile la difesa di ufficio delle scelte del centrosinistra, in particolare quelle della gestione Terzulli che abbiamo dovuto ascoltare dalla Sindaca Colella nel suo intervento per tenere unita una maggioranza che già balla. Quella Giunta  cadde nel 2019 sul bilancio alla fine di una lunga gestione del centrosinistra che aveva lasciato ASP con un mare di debiti e 50 Mila euro di capitale sociale!

Quella di oggi appare una situazione economico-finanziaria disastrosa su cui riconosciamo si stia provando a mettere mano per provare ad azzerare e ripartire. Nei fatti però questo processo si sviluppa in assenza di trasparenza amministrativa, con i Consiglieri che non hanno tutti gli elementi economico-finanziari a disposizione per una analisi economica duratura e seria. Questo è particolarmente vero rispetto all’ennesimo piano di risanamento e rilancio industriale che nel protocollo d’intesa rappresenta una indirizzo politico non ci convince affatto.

Dopo il fallimento di tutti i piani pluriennali precedenti, che in sostanza non hanno mai strutturalmente ripianato i debiti milionari di ASP ma solo scaricato sui lavoratori la crisi aziendale per tamponare i problemi, stavolta il Comune si pone l’ambizioso obiettivo di azzerare tutto il deficit dell’azienda, versando 1.700.000 euro nel 2023 e 430.000 euro nel 2024, dando all’azienda la possibilità di rateizzare il trasferimento dei crediti vantati dal Comune a partire dal 2026 fino al 2043!

Per più di dieci anni, il centrosinistra prima e il centrodestra poi, non hanno messo in campo alcun controllo sulla gestione ordinaria e straordinaria dell’azienda: solo ora questo Piano finalmente accenna a consolidare qualche elemento di controllo, e riconosciamo questo elemento allo sforzo dell’Assessore Catalini. Certo è che quello che appare da rivendicare come un grande risultato politico, per noi altro non è che l’assoluta normalità per una qualunque azienda pubblica o privata: finalmente si inserisce qualche elemento strutturale di controllo, ma nel frattempo non si è ancora data attuazione alla nostra mozione di indirizzo che chiede di rimettere al centro il Consiglio comunale rispetto ai processi di governance aziendale. Noi avevamo pensato questo strumento soprattutto per questa fase strategica e registriamo di aver ricevuto un continuo posticipare della sua attuazione: ad oggi attendiamo ancora la prima bozza di regolamento che recepisca l’indirizzo del Consiglio comunale.

Il fatto politico inequivocabile è che il centrosinistra prima e la destra negli ultimi anni hanno chiuso gli occhi su tutto, praticando le peggiori pratiche corporative, clientelari, condite da investimenti scellerati e gestioni anti-economiche, riuscendo nel miracolo di costruire – e salvare ripetutamente dal fallimento – un’azienda che ad oggi ancora non sta in piedi, nonostante abbia un fatturato annuo di 25 milioni di euro e un costo del lavoro assolutamente in linea con gli indicatori di sostenibilità aziendale. Infatti il costo del personale, da sempre raccontato come il vero problema aziendale, pesa circa per il 27% del fatturato e dunque non rappresenta affatto un problema strutturale. Sicuramente l’efficienza organizzativa e produttiva risente delle pluriennali pratiche corporative e clientelari di una azienda troppo spesso usata ad uso e consumo della politica di turno, e su questo nessuno sembra essersi ancora deciso a mettere mano. Tante parole sono state spese ieri su questo, ora vogliamo vedere i fatti. La vera domanda è come fa ASP ad essere sempre in crisi sin dalla nascita? Facile purtroppo quando i costi indiretti (consulenze) e di gestione sono assolutamente fuori controllo, e questo nonostante ASP gestisca servizi comunali strategici a domanda fissa, ovvero servizi con flussi di cassa certi, e ben 11 farmacie territoriali, un business che farebbe gola a qualunque privato proprio per i lauti margini di guadagno economico.


  • La bozza del piano di risanamento

Veniamo dunque alle linee guida riportate nel protocollo di intesa sottoscritto tra le parti e propedeutico al piano di risanamento e al piano industriale. Le linee guida contengono alcune proposte che nelle intenzioni dovrebbero rendere strutturalmente in attivo e non più in perdita i bilanci di ASP. L’idea è quella di affidare nuovi servizi pubblici di valenza territoriale all’azienda, attualmente esternalizzati, e di inventarne anche altri, altamente remunerativi, in linea di principio. Rispetto a questo vediamo problemi gravissimi e di diverso ordine: alcuni di questi servizi non appaiono avere un indice di remunerazione tale da sostenere le esigenze di fatturato aziendale; molti servizi sembrano non avere un minimo di fondamento per mezzi e obiettivi pubblici, e addirittura alcuni appaiono contrastanti con le esigenze della città.

Per esempio non è comprensibile dare ad ASP la gestione di un nuovo, ennesimo parcheggio di lunga durata a servizio, non della città, ma dell’aeroporto di Ciampino! La cosa assume carattere grottesco se si pensa di realizzarlo nelle aree a verde limitrofe a quello che dovrà essere il Parco del Muro dei Francesi, per il quale la Sindaca ha pubblicamente preso l’impegno di avviare l’iter di completa acquisizione per renderlo quanto prima disponibile e fruibile per i cittadini. Un parcheggio di scambio con bus navetta di collegamento per l’aeroporto che vedrà realizzare, in un terreno comunale molto più lontano dall’aeroporto rispetto ai suoi competitor Cavicchi & co, l’ennesima lingua di asfalto nel verde. Il tutto in un territorio già strozzato da parcheggi e cemento, in un contesto di mobilità di scorrimento e transito a dir poco complessa. Un parcheggio non fruibile ai cittadini ma a servizio esclusivo di una infrastruttura, quella aeroportuale, che non ha margini di crescita ma che vede una fase di contenimento e prossima auspicabile diminuzione del traffico aereo.

Ieri in aula abbiamo pubblicamente chiesto una presa di posizione su questo, senza ottenerla. È nostro impegno fare tutto il possibile affinché questa scelta non venga confermata nel piano industriale prossimamente in discussione. Siamo pronti a mobilitare cittadini e associazioni su questa ennesima battaglia in difesa dell’area.

Incomprensibile anche la volontà di assegnare dal 2025 all’ASP la gestione di un bene comune come l’Ostello della Gioventù: in una città senza spazi pubblici fruibili e con una offerta culturale limitata, come si può immaginare di affidare ad una azienda come ASP, che mai si è occupata di cultura e sociale, la gestione di questo immobile? Cosa si ipotizza possa diventare l’ostello della gioventù – che verrà prima ristrutturato con presunti fondi distrettuali socio-sanitari – da qui ai prossimi anni? Nessuno lo sa, neanche l’amministrazione comunale che non ha ancora neppure una vaga idea di come ristrutturare l’immobile e con quali risorse. Vaghe ipotesi tutte da verificare sono state enunciate e su cui si è chiesta una fiducia in bianco inaccettabile. Anche su questo abbiamo chiesto invano una presa di posizione in Consiglio comunale, ovvero aprire una vera discussione pubblica con la città e le realtà associative sulla funzione di quest’immobile per valorizzarne la funzione sociale.

Infine si sta già lavorando per formare gli ausiliari del traffico in modo che questi possano anche svolgere ulteriori mansioni di controllo in sosta e fermata. Rispetto a questo le informazioni a nostro possesso sono limitate e la proposta dettagliata sarà da verificare ai sensi della legge, tuttavia l’idea dell’amministrazione è ben chiara: far fare più cassa ad ASP aumentando ulteriormente il controllo del territorio rispetto alle infrazioni degli automobilisti. In una città con un numero significativo – e più che sufficiente – di agenti di polizia municipale, con sistemi di sicurezza visivi come telecamere onnipresenti e a nostro avviso ben oltre le esigenze di sicurezza, avere anche gli ausiliari che possano “multare” è francamente inconcepibile. Come si concilia questo con la mozione di Consiglio comunale da noi proposta e votata da tutta la maggioranza circa la formulazione di un nuovo piano sosta? Domande aperte che richiedono risposte chiare e molto più articolate di quelle che abbiamo ricevuto sinora da parte di chi governa. Amministrazione che invece appare più alla ricerca della quadra dei conti che alla costruzione di una visione organica della città “dei servizi e a servizio dei cittadini” del futuro.

Dedichiamo la chiusura di questo documento all’elemento che riteniamo più critico del protocollo di intesa: la messa nero su bianco del fatto che ai 7 nuovi servizi pubblici indicati nel piano non sarà associato “alcun aggiuntivo costo in termini di forza lavoro”. Ciò significa mettere nero su bianco che gli attuali lavoratori/trici, o coloro che verranno assunti in sostituzione delle poche unità che andranno in pensione nel triennio, dovranno gestire servizi nuovi e complessi, di cui però non si capisce esattamente la portata né l’impatto sull’azienda. La cosa ci appare, oltre che inaccettabile perché scarica COME SEMPRE gli errori gestionali di management e politica sulle spalle di chi lavora, anche poco realistica nei fatti. Vediamo un esempio: ASP attualmente ha un numero limitato e ben definito di autisti che si occupano del servizio scuolabus, come si può immaginare che con questi numeri si possa gestire un servizio complesso come il trasporto navetta/parcheggio di scambio verso l’aeroporto?

Mille altre domande ci sorgono leggendo il protocollo e i nuovi potenziali servizi: la proposta appare più come una lista di desiderata che un vero piano che segue una logica. Saremmo ben felici di venire smentiti quando verrà elaborato un dettagliato piano industriale triennale ma al momento questa è la situazione. L’Assessore assicura che i conti e le analisi sono stati fatti e sono ben dettagliati, e non ne dubitiamo, ma certamente non sono di nostra conoscenza, tanto meno a conoscenza di chi lavora in ASP e ancora meno della cittadinanza.

Contro la pluriennale gestione fallimentare di ASP, come Diritti in Comune abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere di rendere trasparente l’operato dell’azienda e dei vari management politici e tecnici che si sono succeduti, istituendo una apposita commissione consiliare per la valutazione delle sue attività economiche e contabili, ovvero per un Audit pubblico. Rispetto all’oggetto del protocollo di intesa ci riserviamo di indire una assemblea pubblica con tutti i lavoratori della società ASP per spiegare questa situazione e rimetterli al centro della discussione pubblica e politica. Sul piano di rilancio c’è molto fumo, pochi numeri e pochi elementi chiari su cui riflettere, una coltre fitta di nebbia figlia di trattative sottobanco tra centrosinistra, attuale management e uffici legali di parte. Mentre accade ciò altri/e lavoratori/trici, come le educatrici dei nidi ASP, riaprono lo stato di agitazione, giustamente convinte di meritare ben altra attenzione, dignità e tutela salariale.

Chiediamo chiarezza, dati, numeri e soprattutto vorremmo capire la visione. L’azienda serve alla città certamente e può rappresentare una ricchezza. Però è la città ad avere dei bisogni: l’azienda può e deve aiutare a sostenerli. Invertire gli elementi, ovvero soddisfare i bisogni dell’azienda utilizzando le risorse del Comune per sostenerli, non è francamente più accettabile.


Autonomia regionale differenziata: questa sconosciuta

CHE COSA E’

Le Regioni a statuto ordinario hanno la facoltà di chiedere competenze concorrenti con lo Stato ( 20 materie) e in esclusiva (3 materie) per legiferare ed amministrare in quasi totale autonomia (titolo V della Costituzione modificato nel 2001, governi D’Alema e Amato).

Avremmo quindi 20 staterelli che decidono i destini delle popolazioni amministrate su scuola, sanità, contratti lavorativi, previdenza, trasporti, porti, aeroporti, infrastrutture, energia, ambiente e così via…

E’ questa la soluzione ai gravi problemi resi oggi ancora più gravi dalla guerra, le crisi economiche e ambientali che il nostro Paese si trova di fronte?

Il governo Meloni, completamente indifferente alle profonde sperequazioni presenti, alle nuove povertà, al rischio sempre più stringente di una deindustrializzazione in caduta verticale, si appresta a mettere in atto un processo accelerato per approvare il disegno di legge Calderoli (lo stesso della legge elettorale “Porcellum”).

COSA AGGIUNGE ALLE PRECEDENTI INTESE SOTTOSCRITTE TRA LO STATO E LE REGIONI LOMBARDIA, VENETO, EMILIA ROMAGNA?

Nel disprezzo di ogni forma democratica, il governo Gentiloni alla vigilia delle elezioni politiche del 2018 firma le pre-intese con le tre regioni sopra ricordate. Il Governo Conte, Lega / Cinque stelle, lascia la trattativa quasi segreta alla sottosegretaria leghista. Solo una fortuita casualità ne impedisce l’approvazione. Una agenzia universitaria (Rumors) pubblica gli accordi arrestando il perverso progetto. Molti si oppongono, forze politiche e sociali, movimenti. Nasce il Tavolo “Contro ogni autonomia differenziata” nei territori e coordinato a livello nazionale, tutt’oggi impegnati ad opporsi allo scempio anticostituzionale e antipopolare che un simile progetto provocherebbe.

MA OGGI SIAMO DIFRONTE AD UN DDL APPROVATO DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI, PASSATO AL VAGLIO DELLE REGIONI CHE A MAGGIORANZA DANNO PARERE FAVOREVOLE (contrarie Toscana, Puglia, Campania, Emila Romagna) COSI’ ARTICOLATO:

Il Parlamento è ridotto a semplice “spettatore” che dovrà accettare o respingere gli accordi sottoscritti tra Stato e Regioni. Il ministro Calderoli, oltretutto, ne diventa il ministro preminente in ogni passaggio legislativo.

I livelli essenziali di prestazione (LEP), i diritti civili e sociali previsti in Costituzione e dunque che dovrebbero essere omogenei su tutto il territorio nazionale, saranno definiti da meccanismi esclusivamente governativi e tecnici, esautorando ancora una volta il Parlamento, ma soprattutto le realtà territoriali, le parti sociali, le popolazioni.

Le regioni potranno trattenere le entrate fiscali statali in misura non definita (negli accordi precedenti si prevedeva fino al 90%) per la propria amministrazione. Si vanno così ad accentuare le acute sperequazioni già oggi esistenti. Non porterà un beneficio neppure alle parti povere delle regioni beneficiarie. Renderà ancora più ricchi quelli ricchi. Ci saranno spinte ulteriori alle privatizzazioni. Lascerà territori desertificati perché abbandonati da investimenti. Acuirà la logica globale competitiva, già oggi molto feroce.

Lo Stato sarà trasformato nei fatti in una sorta di “bad company” con il carico del debito pubblico complessivo e non potrà avere quel ruolo che la Costituzione prevede: garante dei diritti universalmente attribuiti, solidarietà, uguaglianza, unità e indivisibilità della Repubblica.

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DIRITTI IN COMUNE RIAFFERMA LA NETTA CONTRARIETA’ AL DISEGNO SCELLERATO

NO ALLA POLITICA, PERALTRO ILLUSORIA, DELLA LEGA ANCORA PROTAGONISTA DEL BLOCCO DI POTERE DEI CETI IMPRENDITORIALI, LA COSIDDETTA LOCOMOTIVA DEL NORD NON AGGANCERA’ L’EUROPA , LASCERA’ INVECE MACERIE, DIVISIONI PROFONDE NEL PAESE, ARRETRATEZZE, POVERTA’, INGIUSTIZIE.

NO ALLE AMBIZIONI DI FRATELLI DI ITALIA E DELLA MELONI. SONO PRONTI A SCAMBIARE LO SPEZZETTAMENTO IN 20 PICCOLE PATRIE DEL PAESE CON LA VIA DEL PRESIDENZIALISMO.

SUL NOSTRO TERRITORIO DIC E’ IMPEGNATA A FARE LA PROPRIA PARTE

Ha presentato in Consiglio comunale una mozione contro l’Autonomia Differenziata

Ha aderito e partecipa alla rete dei movimenti e forze sociali – sono centinaia – che in tutta Italia si stanno ancora di più mobilitando per opporsi al ddl Calderoli.

Condivide e sostiene tutte le proposte e le azioni che propongono una alternativa.

OGGI E’ NECESSARIO E URGENTE

Bloccare qualsiasi attribuzioni di ulteriori competenze alle regioni

Definire principi, modi e procedure per distribuire le risorse su basi perequative pro-capite e incrementare le risorse per superare le assenze e le inadeguatezze che lasciano molte parti del Paese in condizioni arretrate

Ampliare il fondo di solidarietà dei comuni, per consentire di dotare le zone sprovviste di servizi indispensabili nella sanità, scuola, trasporti, ambiente, protezione del territorio

Rivalutare il ruolo dei comuni, favorendo forme consorziate, aprire a forme di partecipazione popolare e di controllo.

Ricondurre le regioni al loro compito legislativo e programmatorio.

Chiusura del nido Girasole un grave disservizio alle famiglie

Ci troviamo per l’ennesima volta a denunciare il disservizio nella gestione dell’asilo nido. Questa volta parliamo del nido Girasole e della chiusura del servizio decisa unilateralmente dalla società A.S.P. spa “almeno sino a Venerdì 17” a seguito di un focolaio Covid che ha colpito diverse operatrici del nido. Lungi da noi non riporre la massima attenzione quando si parla di salute e contagi, ma in questo caso ci domandiamo come sia stato possibile non attivare il personale supplente e mantenere i nidi aperti. Come prima cosa, infatti, sarebbe stato possibile garantire il servizio della mezza giornata usufruendo del personale titolare risultato negativo al tampone, organizzando magari un turno di servizio unico fino alle 13. Volendo garantire la giornata intera, invece, si sarebbe potuto almeno valutare la possibilità di attingere alla nuova graduatoria delle supplenti. Da quanto sappiamo, niente di tutto ciò è stato preso in considerazione.

Ricordiamo che i nidi comunali non sono un negozio a conduzione familiare ma un servizio per l’infanzia essenziale con regole ben precise. Regole che in materia di Covid sono descritte nel PROTOCOLLO CONDIVISO DI REGOLAMENTAZIONE PER IL CONTRASTO E IL CONTENIMENTO DELLA DIFFUSIONE DEL VIRUS SARS-CoV- 2/COVID-1, come ricorda l’azienda nella sua nota, ma che purtroppo per l’azienda non prevedono in nessun modo la chiusura del servizio quando “più di 5 operatrici risultano contagiate”.  Richiamare una norma e adottarla come meglio si crede è molto grave. Altrettanto grave è non aver ancora costituito ciò che la norma prescrive per gestire situazioni come l’attuale, ovvero i “Comitati per l’applicazione e la verifica delle regole contenute nel Protocollo di regolamentazione, con la partecipazione delle rappresentanze sindacali aziendali e del RLS.”

Ancor più grave è il silenzio dell’amministrazione comunale, già da noi sollecitata ad attivarsi per risolvere questa situazione al limite del grottesco.

Capiamo perfettamente le difficolta nel riorganizzare il servizio a fronte di tante assenze e la necessità di mantenere i rapporti bambini-operatrici quando tanta forza lavoro viene meno, ma si sarebbe dovuto fare il possibile e oltre per non chiudere il servizio. La chiusura completa del nido per più di una settimana è un grave disservizio, qualcuno chiederà scusa alle famiglie? 

Aderiamo al progetto di monitoraggio partecipato della qualità dell’aria

Sabato scorso è iniziato il monitoraggio dell’aria di Ciampino attraverso il posizionamento di 15 campionatori per il rilevamento di biossido di azoto. Diritti in Comune, infatti, ha deciso di aderire al progetto di scienza partecipata promosso dall’Associazione Cittadini per l’Aria, che coinvolge le aree metropolitane di Roma e Milano. Già nel 2016 Ciampino era stata inserita in classe 1 dalla Regione Lazio come un Comune in condizione di massima criticità rispetto alla qualità dell’aria, dato confermato dall’ultimo riesame di zonizzazione riferito al periodo 2015-2019, nonostante un miglioramento generale relativo al rilevamento di particolato nell’agglomerato romano.

L’iniziativa promossa, quindi, si pone l’obiettivo della sensibilizzazione della cittadinanza e dell’Amministrazione sul tema della qualità dell’aria, per mettere in opera un piano di intervento che investa la mobilità e la riduzione generale dei fattori inquinanti, che a Ciampino sono molteplici: se il traffico veicolare è sicuramente uno dei fattori più inquinanti, non bisogna dimenticare l’incidenza dell’aeroporto e il consumo di suolo con la cementificazione del territorio. 

E’ urgente l’istituzione dell’Osservatorio Ambientale Comunale, che deliberato nel 2014, non è stato mai insediato e che, nonostante l’impegno esplicito della Sindaca Colella nel Documento Unico di Programmazione, non ha visto ancora la luce. Eppure la sua istituzione avrebbe una funzione di supporto e assistenza tecnica per tutte le valutazioni e le iniziative che riguardano le problematiche ambientali e le ricadute in termini di salute pubblica per la cittadinanza, nonché fungerebbe da organo di raccordo con le strutture tecniche regionali e nazionali che effettuano rilievi e controlli ambientali sul territorio come ARPA e ASL.

Uno strumento di trasparenza sui dati ambientali e di garanzia per i cittadini, non più rinviabile. Diritti in Comune è pronta a portare la discussione in consiglio comunale, per misurare nei fatti la discontinuità rispetto alle passate amministrazioni che tante parole – e pochissimi fatti – hanno messo in campo su questo tema, collegato strettamente al diritto alla salute e alla vivibilità del nostro territorio.

Diritti in Comune si struttura: eletto il coordinamento, Casentini e Lanciotti co-portavoce

Si è concluso stamattina il percorso organizzativo e la fase ri-costituente di Diritti in Comune! Abbiamo una struttura, con una base di iscritti e iscritte che si prendono cura ogni giorno di questa comunità, assumendo così un impegno concreto per il bene del territorio dove vivono o lavorano. Questo percorso ci ha portato a dotarci di gruppi di lavoro ed eleggere un coordinamento politico, composto dai Consiglieri comunali Alessandro Porchetta e Francesca De Rosa, oltre che Silvana Casentini, Eliana Ciriello, Daniele Corsico, Davide Lanciotti, Lorenzo Natella, Patryk Ponza, Silvio Sinibaldi.

Tra questi, l’assemblea di Diritti in Comune ha eletto due co-portavoce: Silvana Casentini, storica militante della sinistra ciampinese, colonna fondante del nostro movimento e delle lotte per l’ambiente e il lavoro sul territorio, e Davide Lanciotti, giovane e stimato professionista di Ciampino, attivista e portatore del rinnovamento che DiC sta mettendo in atto. Un passaggio di maturità che accompagna il radicamento del movimento in città, mentre ovviamente prosegue il tesseramento sulla base della Carta del valori che ci siamo dati, scaricabile dal nostro sito.

ASP: Salvare l’azienda, azzerare il management e rafforzare gli strumenti di controllo

Il contenuto della proposta di delibera “Atto di indirizzo al Sindaco in relazione all’assemblea dei soci di A.S.P.” e i verbali del comitato tecnico per il Controllo Analogo raffigurano un quadro aziendale drammatico, che mette la nostra comunità cittadina di fronte, per l’ennesima volta, a dover intervenire per salvare l’azienda attingendo alle risorse dell’ente, con tutte le ovvie ricadute sui margini di spesa e investimento di quest’ultimo. 

Purtroppo c’è voluto il commissario prefettizio per definire, ai sensi del TUSP, le linee guida sul controllo analogo e la costituzione di un “Comitato tecnico”, organismo terzo a supporto dell’ente per lo svolgimento del controllo della società in house. Certamente un passo in avanti importante in materia di controllo, che riteniamo tuttavia non ancora sufficiente. I rappresentanti del popolo sovrano, ovvero i consiglieri comunali democraticamente eletti, sono chiamati anche questa volta ad assumersi responsabilità importanti quando si parla di bilanci di società controllate ma sono esautorati da ogni strumento di reale controllo sulle stesse. 

Questi atti ci arrivano alla fine di un lungo percorso tra amministrazione e management della società dove la politica è stata completamente messa all’angolo. L’assenza di controllo del consiglio comunale sulle società viene da molto lontano: già l’amministrazione Terzulli depotenziò questi strumenti riscrivendo il regolamento comunale per il controllo delle partecipate, ovvero cancellando il “Comitato per la governance”, e finendo col demandare all’assemblea dei soci la gestione del controllo congiunto. Assemblea dei soci in cui il Comune di Ciampino, proprietario di (stra)maggioranza con il 96.6 % delle quote è solo uno dei tanti attori in campo. Il comitato tecnico per il controllo analogo negli anni non è mai stato istituito, e questo ha fatto che negli anni, così come ancora oggi, il Comune non ha mai avuto gli strumenti operativi per esercitare un vero esercizio di controllo sullo svolgimento dei servizi affidati! 

L’amministrazione Ballico ha proseguito nella stessa direzione dell’amministrazione Terzulli convinta, come si evince dalle varie dichiarazioni registrate in commissione, che le società partecipate siano a tutti gli effetti delle società per azioni nel libero mercato, dimenticando tutta quella serie di principi,  prescrizioni e regole che caratterizzano la gestione delle società in house. I risultati di questo modus operandi sono quelli che vediamo: in assenza del giusto controllo, le società controllate dal Comune hanno operato come società di capitali, e ai suoi amministratori è stato demandato un potere enorme. Un potere del tutto analogo a quello dei manager di una qualunque azienda di capitale privati…peccato che qui i capitali siano pubblici, i servizi siano pubblici e il rischio di impresa ricada tutto sull’ente! Una follia gestionale figlia di quella cultura ultraliberista che, dai comunicati e dagli interventi dei commissari del centrodestra, viene ripresentata ancora oggi, nonostante le ultime indicazioni dell’ANAC del mese di Maggio presenti nel Vademecum per gli enti locali vadano in direzione opposta, il modello che Comune di Ciampino dovrebbe continuare a perseguire. 

Diritti in Comune ha da sempre rivendicato la necessità di esercitare il pieno e più trasparente controllo tecnico e politico sulle società partecipate. Dalle azioni di controllo risultanti dalla decisione della commissaria prefettizia, e collegato regolamento, emerge un quadro economico-finanziario molto diverso da quello elaborato dal management aziendale: per il solo anno 2021, a fronte di un riscontro a consuntivo sugli aggi legati alla riscossione dei tributi pari a 329 mila euro il 31.10 (servizio affidato ad ASP e ormai scaduto), l’azienda ha iscritto a bilancio una posta pari a 2 milioni di euro di “fatture da emettere” su base previsionale. Una posta a bilancio che contribuisce a realizzare un utile positivo (+ 23 mila euro) su cui non possiamo che esprimere tutte le perplessità del caso. Perplessità che ci impediscono di esprimere un voto favorevole all’approvazione del bilancio della società asp.

La mancata “circolarizzazione” di queste poste, nella nota debiti/crediti tra Comune e azienda, è qualcosa di molto grave come è stato più volte sollevato nelle relazioni del Comitato tecnico. Un elemento di forte criticità, che però non ha ricevuto alcuna risposta dal management aziendale. Questo elemento ci preoccupa molto e contribuisce a rafforzare tutte le nostre perplessità e le precedenti valutazioni. A tal proposito invitiamo l’amministrazione comunale a sollecitare gli organi preposti al controllo economico-finanziario delle partecipate (Corte di Conti) e a valutare di intraprendere tutte le azioni legali del caso qualora questi elementi non venissero chiariti dalla società o confermati da ulteriori analisi.

Da tutti questi elementi riportati in delibera emerge a nostro avviso una certa spregiudicatezza e uno scarso senso di responsabilità del management dell’azienda, il quale sembrerebbe stia giocando la partita pensando più ai propri interessi che non a quelli dei 240 dipendenti dell’azienda. Diritti in Comune ritiene che la paventata messa in liquidazione dell’azienda, messa all’ordine del giorno dall’azienda senza alcun confronto preventivo con l’ente, vada immediatamente respinta dal socio di maggioranza, attivando tutte le azioni necessarie, compresa la ricapitalizzazione aziendale stessa. Al tempo stesso però, stante tutti gli elementi di cui sopra, riteniamo che il management vada rimosso, così che il Comune torni ad avere a disposizione da subito tutti gli elementi necessari alle valutazioni che dovranno essere fatte.

Riteniamo infine non realistico il tentativo di far passare questa crisi aziendale come la risultante della mancata assegnazione dei servizi riscossione tributi: una azienda che ha nelle farmacie il proprio core business ed un bilancio di circa 24 milioni di euro, non è ragionevole immaginare possa andare in bancarotta per la conclusione di un singolo, seppur rilevante, servizio, che approssimativamente contribuiva al bilancio aziendale per una somma pari a circa 500 mila euro/anno. E’ ovvio che si sta giocando una partita su più tavoli, che nei fatti ci interessa molto poco e che l’amministrazione ha il dovere di risolvere nel più rapido tempo possibile. Noi chiediamo chiarezza, trasparenza, azioni decise e ferme oltre ovviamente la salvaguardia dell’azienda e di tutti i posti di lavoro. Se qualcuno pensa di scaricare sui lavoratori i fallimenti della politica ci troverà nelle strade e nelle piazze a ribadire che non c’è spazio per ulteriori sacrifici sulle spalle di chi lavora. Salvare l’azienda è una priorità, ma questo deve avvenire attraverso un piano industriale che proponga interventi concreti e un piano di rilancio aziendale serio.

Aziende partecipate: Situazione al limite, serve maggiore controllo politico

Abbiamo verificato in Consiglio comunale le difficoltà economiche della società controllata AET, per cui si è registrato 1 milione di euro di perdite. Abbiamo letto i toni apocalittici del centrodestra rispetto la capacità dell’altra società controllata A.S.P. Spa nel riuscire addirittura a fornire i pasti ai nostri ragazzi a mensa nel breve-medio periodo.

Intanto, purtroppo, veniamo a sapere dalle lavoratrici e i lavoratori dell’azienda, e dalle sigle sindacali che le rappresentano, che non sarebbero stati versati gli stipendi dell’ultimo mese alle dipendenti. Un fatto molto grave su cui chiediamo spiegazioni. È una mossa del management aziendale per mettere in scacco l’amministrazione? Questo giochino di ricatti deve finire perché non è più accettabile. Le ricadute della cattiva gestione politica e aziendale non devono più pesare sui servizi per le famiglie o sulle tasche di chi quei servizi li garantisce ogni giorno!    

Registriamo anche che l’amministrazione comunale ha nominato un avvocato terzo per elaborare un parere “pro veritate” sul bilancio di ASP. Il tutto mentre si tiene un profilo bassissimo sulle due società, senza esplicitare mai, né in Consiglio comunale né a mezzo stampa, come si immagina nel dettaglio la loro riorganizzazione, quale sarà il futuro management e quali i piani industriali di rilancio. 

Mentre la politica dei partiti gioca la sua partita a scacchi, noi rivendichiamo trasparenza, controllo e rispetto per i lavoratori e le lavoratrici delle aziende, per le famiglie e gli utenti. I proprietari delle società siamo noi cittadini, non la politica né tantomeno quel sottobosco di manager e apparati alla politica legati, che sistematicamente si sono rivelati incapaci di far funzionare adeguatamente le società, lasciandole con debiti puntualmente ripagati dall’ente, ovvero dalla collettività. Non solo oggi, sempre. Noi non dimentichiamo tre ricapitalizzazioni avvenute al tempo del centrosinistra e non vorremmo che la passata gestione del centrodestra ci abbia lasciato in dote la stessa situazione.

Siamo convinti che la commissione trasparenza debba essere istituita il prima possibile perché crediamo possa essere quello strumento utile a chiarire le responsabilità e le scelte, ad entrare finalmente nel merito della gestione degli appalti delle società, così come delle tante avventure imprenditoriali fallimentari. Un controllo politico vero sulle scelte che le società controllate di Ciampino hanno fatto nel passato affinché si cambi finalmente passo e direzione.