Autonomia regionale differenziata: questa sconosciuta

CHE COSA E’

Le Regioni a statuto ordinario hanno la facoltà di chiedere competenze concorrenti con lo Stato ( 20 materie) e in esclusiva (3 materie) per legiferare ed amministrare in quasi totale autonomia (titolo V della Costituzione modificato nel 2001, governi D’Alema e Amato).

Avremmo quindi 20 staterelli che decidono i destini delle popolazioni amministrate su scuola, sanità, contratti lavorativi, previdenza, trasporti, porti, aeroporti, infrastrutture, energia, ambiente e così via…

E’ questa la soluzione ai gravi problemi resi oggi ancora più gravi dalla guerra, le crisi economiche e ambientali che il nostro Paese si trova di fronte?

Il governo Meloni, completamente indifferente alle profonde sperequazioni presenti, alle nuove povertà, al rischio sempre più stringente di una deindustrializzazione in caduta verticale, si appresta a mettere in atto un processo accelerato per approvare il disegno di legge Calderoli (lo stesso della legge elettorale “Porcellum”).

COSA AGGIUNGE ALLE PRECEDENTI INTESE SOTTOSCRITTE TRA LO STATO E LE REGIONI LOMBARDIA, VENETO, EMILIA ROMAGNA?

Nel disprezzo di ogni forma democratica, il governo Gentiloni alla vigilia delle elezioni politiche del 2018 firma le pre-intese con le tre regioni sopra ricordate. Il Governo Conte, Lega / Cinque stelle, lascia la trattativa quasi segreta alla sottosegretaria leghista. Solo una fortuita casualità ne impedisce l’approvazione. Una agenzia universitaria (Rumors) pubblica gli accordi arrestando il perverso progetto. Molti si oppongono, forze politiche e sociali, movimenti. Nasce il Tavolo “Contro ogni autonomia differenziata” nei territori e coordinato a livello nazionale, tutt’oggi impegnati ad opporsi allo scempio anticostituzionale e antipopolare che un simile progetto provocherebbe.

MA OGGI SIAMO DIFRONTE AD UN DDL APPROVATO DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI, PASSATO AL VAGLIO DELLE REGIONI CHE A MAGGIORANZA DANNO PARERE FAVOREVOLE (contrarie Toscana, Puglia, Campania, Emila Romagna) COSI’ ARTICOLATO:

Il Parlamento è ridotto a semplice “spettatore” che dovrà accettare o respingere gli accordi sottoscritti tra Stato e Regioni. Il ministro Calderoli, oltretutto, ne diventa il ministro preminente in ogni passaggio legislativo.

I livelli essenziali di prestazione (LEP), i diritti civili e sociali previsti in Costituzione e dunque che dovrebbero essere omogenei su tutto il territorio nazionale, saranno definiti da meccanismi esclusivamente governativi e tecnici, esautorando ancora una volta il Parlamento, ma soprattutto le realtà territoriali, le parti sociali, le popolazioni.

Le regioni potranno trattenere le entrate fiscali statali in misura non definita (negli accordi precedenti si prevedeva fino al 90%) per la propria amministrazione. Si vanno così ad accentuare le acute sperequazioni già oggi esistenti. Non porterà un beneficio neppure alle parti povere delle regioni beneficiarie. Renderà ancora più ricchi quelli ricchi. Ci saranno spinte ulteriori alle privatizzazioni. Lascerà territori desertificati perché abbandonati da investimenti. Acuirà la logica globale competitiva, già oggi molto feroce.

Lo Stato sarà trasformato nei fatti in una sorta di “bad company” con il carico del debito pubblico complessivo e non potrà avere quel ruolo che la Costituzione prevede: garante dei diritti universalmente attribuiti, solidarietà, uguaglianza, unità e indivisibilità della Repubblica.

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DIRITTI IN COMUNE RIAFFERMA LA NETTA CONTRARIETA’ AL DISEGNO SCELLERATO

NO ALLA POLITICA, PERALTRO ILLUSORIA, DELLA LEGA ANCORA PROTAGONISTA DEL BLOCCO DI POTERE DEI CETI IMPRENDITORIALI, LA COSIDDETTA LOCOMOTIVA DEL NORD NON AGGANCERA’ L’EUROPA , LASCERA’ INVECE MACERIE, DIVISIONI PROFONDE NEL PAESE, ARRETRATEZZE, POVERTA’, INGIUSTIZIE.

NO ALLE AMBIZIONI DI FRATELLI DI ITALIA E DELLA MELONI. SONO PRONTI A SCAMBIARE LO SPEZZETTAMENTO IN 20 PICCOLE PATRIE DEL PAESE CON LA VIA DEL PRESIDENZIALISMO.

SUL NOSTRO TERRITORIO DIC E’ IMPEGNATA A FARE LA PROPRIA PARTE

Ha presentato in Consiglio comunale una mozione contro l’Autonomia Differenziata

Ha aderito e partecipa alla rete dei movimenti e forze sociali – sono centinaia – che in tutta Italia si stanno ancora di più mobilitando per opporsi al ddl Calderoli.

Condivide e sostiene tutte le proposte e le azioni che propongono una alternativa.

OGGI E’ NECESSARIO E URGENTE

Bloccare qualsiasi attribuzioni di ulteriori competenze alle regioni

Definire principi, modi e procedure per distribuire le risorse su basi perequative pro-capite e incrementare le risorse per superare le assenze e le inadeguatezze che lasciano molte parti del Paese in condizioni arretrate

Ampliare il fondo di solidarietà dei comuni, per consentire di dotare le zone sprovviste di servizi indispensabili nella sanità, scuola, trasporti, ambiente, protezione del territorio

Rivalutare il ruolo dei comuni, favorendo forme consorziate, aprire a forme di partecipazione popolare e di controllo.

Ricondurre le regioni al loro compito legislativo e programmatorio.

Chiusura del nido Girasole un grave disservizio alle famiglie

Ci troviamo per l’ennesima volta a denunciare il disservizio nella gestione dell’asilo nido. Questa volta parliamo del nido Girasole e della chiusura del servizio decisa unilateralmente dalla società A.S.P. spa “almeno sino a Venerdì 17” a seguito di un focolaio Covid che ha colpito diverse operatrici del nido. Lungi da noi non riporre la massima attenzione quando si parla di salute e contagi, ma in questo caso ci domandiamo come sia stato possibile non attivare il personale supplente e mantenere i nidi aperti. Come prima cosa, infatti, sarebbe stato possibile garantire il servizio della mezza giornata usufruendo del personale titolare risultato negativo al tampone, organizzando magari un turno di servizio unico fino alle 13. Volendo garantire la giornata intera, invece, si sarebbe potuto almeno valutare la possibilità di attingere alla nuova graduatoria delle supplenti. Da quanto sappiamo, niente di tutto ciò è stato preso in considerazione.

Ricordiamo che i nidi comunali non sono un negozio a conduzione familiare ma un servizio per l’infanzia essenziale con regole ben precise. Regole che in materia di Covid sono descritte nel PROTOCOLLO CONDIVISO DI REGOLAMENTAZIONE PER IL CONTRASTO E IL CONTENIMENTO DELLA DIFFUSIONE DEL VIRUS SARS-CoV- 2/COVID-1, come ricorda l’azienda nella sua nota, ma che purtroppo per l’azienda non prevedono in nessun modo la chiusura del servizio quando “più di 5 operatrici risultano contagiate”.  Richiamare una norma e adottarla come meglio si crede è molto grave. Altrettanto grave è non aver ancora costituito ciò che la norma prescrive per gestire situazioni come l’attuale, ovvero i “Comitati per l’applicazione e la verifica delle regole contenute nel Protocollo di regolamentazione, con la partecipazione delle rappresentanze sindacali aziendali e del RLS.”

Ancor più grave è il silenzio dell’amministrazione comunale, già da noi sollecitata ad attivarsi per risolvere questa situazione al limite del grottesco.

Capiamo perfettamente le difficolta nel riorganizzare il servizio a fronte di tante assenze e la necessità di mantenere i rapporti bambini-operatrici quando tanta forza lavoro viene meno, ma si sarebbe dovuto fare il possibile e oltre per non chiudere il servizio. La chiusura completa del nido per più di una settimana è un grave disservizio, qualcuno chiederà scusa alle famiglie? 

Aderiamo al progetto di monitoraggio partecipato della qualità dell’aria

Sabato scorso è iniziato il monitoraggio dell’aria di Ciampino attraverso il posizionamento di 15 campionatori per il rilevamento di biossido di azoto. Diritti in Comune, infatti, ha deciso di aderire al progetto di scienza partecipata promosso dall’Associazione Cittadini per l’Aria, che coinvolge le aree metropolitane di Roma e Milano. Già nel 2016 Ciampino era stata inserita in classe 1 dalla Regione Lazio come un Comune in condizione di massima criticità rispetto alla qualità dell’aria, dato confermato dall’ultimo riesame di zonizzazione riferito al periodo 2015-2019, nonostante un miglioramento generale relativo al rilevamento di particolato nell’agglomerato romano.

L’iniziativa promossa, quindi, si pone l’obiettivo della sensibilizzazione della cittadinanza e dell’Amministrazione sul tema della qualità dell’aria, per mettere in opera un piano di intervento che investa la mobilità e la riduzione generale dei fattori inquinanti, che a Ciampino sono molteplici: se il traffico veicolare è sicuramente uno dei fattori più inquinanti, non bisogna dimenticare l’incidenza dell’aeroporto e il consumo di suolo con la cementificazione del territorio. 

E’ urgente l’istituzione dell’Osservatorio Ambientale Comunale, che deliberato nel 2014, non è stato mai insediato e che, nonostante l’impegno esplicito della Sindaca Colella nel Documento Unico di Programmazione, non ha visto ancora la luce. Eppure la sua istituzione avrebbe una funzione di supporto e assistenza tecnica per tutte le valutazioni e le iniziative che riguardano le problematiche ambientali e le ricadute in termini di salute pubblica per la cittadinanza, nonché fungerebbe da organo di raccordo con le strutture tecniche regionali e nazionali che effettuano rilievi e controlli ambientali sul territorio come ARPA e ASL.

Uno strumento di trasparenza sui dati ambientali e di garanzia per i cittadini, non più rinviabile. Diritti in Comune è pronta a portare la discussione in consiglio comunale, per misurare nei fatti la discontinuità rispetto alle passate amministrazioni che tante parole – e pochissimi fatti – hanno messo in campo su questo tema, collegato strettamente al diritto alla salute e alla vivibilità del nostro territorio.

Diritti in Comune si struttura: eletto il coordinamento, Casentini e Lanciotti co-portavoce

Si è concluso stamattina il percorso organizzativo e la fase ri-costituente di Diritti in Comune! Abbiamo una struttura, con una base di iscritti e iscritte che si prendono cura ogni giorno di questa comunità, assumendo così un impegno concreto per il bene del territorio dove vivono o lavorano. Questo percorso ci ha portato a dotarci di gruppi di lavoro ed eleggere un coordinamento politico, composto dai Consiglieri comunali Alessandro Porchetta e Francesca De Rosa, oltre che Silvana Casentini, Eliana Ciriello, Daniele Corsico, Davide Lanciotti, Lorenzo Natella, Patryk Ponza, Silvio Sinibaldi.

Tra questi, l’assemblea di Diritti in Comune ha eletto due co-portavoce: Silvana Casentini, storica militante della sinistra ciampinese, colonna fondante del nostro movimento e delle lotte per l’ambiente e il lavoro sul territorio, e Davide Lanciotti, giovane e stimato professionista di Ciampino, attivista e portatore del rinnovamento che DiC sta mettendo in atto. Un passaggio di maturità che accompagna il radicamento del movimento in città, mentre ovviamente prosegue il tesseramento sulla base della Carta del valori che ci siamo dati, scaricabile dal nostro sito.

ASP: Salvare l’azienda, azzerare il management e rafforzare gli strumenti di controllo

Il contenuto della proposta di delibera “Atto di indirizzo al Sindaco in relazione all’assemblea dei soci di A.S.P.” e i verbali del comitato tecnico per il Controllo Analogo raffigurano un quadro aziendale drammatico, che mette la nostra comunità cittadina di fronte, per l’ennesima volta, a dover intervenire per salvare l’azienda attingendo alle risorse dell’ente, con tutte le ovvie ricadute sui margini di spesa e investimento di quest’ultimo. 

Purtroppo c’è voluto il commissario prefettizio per definire, ai sensi del TUSP, le linee guida sul controllo analogo e la costituzione di un “Comitato tecnico”, organismo terzo a supporto dell’ente per lo svolgimento del controllo della società in house. Certamente un passo in avanti importante in materia di controllo, che riteniamo tuttavia non ancora sufficiente. I rappresentanti del popolo sovrano, ovvero i consiglieri comunali democraticamente eletti, sono chiamati anche questa volta ad assumersi responsabilità importanti quando si parla di bilanci di società controllate ma sono esautorati da ogni strumento di reale controllo sulle stesse. 

Questi atti ci arrivano alla fine di un lungo percorso tra amministrazione e management della società dove la politica è stata completamente messa all’angolo. L’assenza di controllo del consiglio comunale sulle società viene da molto lontano: già l’amministrazione Terzulli depotenziò questi strumenti riscrivendo il regolamento comunale per il controllo delle partecipate, ovvero cancellando il “Comitato per la governance”, e finendo col demandare all’assemblea dei soci la gestione del controllo congiunto. Assemblea dei soci in cui il Comune di Ciampino, proprietario di (stra)maggioranza con il 96.6 % delle quote è solo uno dei tanti attori in campo. Il comitato tecnico per il controllo analogo negli anni non è mai stato istituito, e questo ha fatto che negli anni, così come ancora oggi, il Comune non ha mai avuto gli strumenti operativi per esercitare un vero esercizio di controllo sullo svolgimento dei servizi affidati! 

L’amministrazione Ballico ha proseguito nella stessa direzione dell’amministrazione Terzulli convinta, come si evince dalle varie dichiarazioni registrate in commissione, che le società partecipate siano a tutti gli effetti delle società per azioni nel libero mercato, dimenticando tutta quella serie di principi,  prescrizioni e regole che caratterizzano la gestione delle società in house. I risultati di questo modus operandi sono quelli che vediamo: in assenza del giusto controllo, le società controllate dal Comune hanno operato come società di capitali, e ai suoi amministratori è stato demandato un potere enorme. Un potere del tutto analogo a quello dei manager di una qualunque azienda di capitale privati…peccato che qui i capitali siano pubblici, i servizi siano pubblici e il rischio di impresa ricada tutto sull’ente! Una follia gestionale figlia di quella cultura ultraliberista che, dai comunicati e dagli interventi dei commissari del centrodestra, viene ripresentata ancora oggi, nonostante le ultime indicazioni dell’ANAC del mese di Maggio presenti nel Vademecum per gli enti locali vadano in direzione opposta, il modello che Comune di Ciampino dovrebbe continuare a perseguire. 

Diritti in Comune ha da sempre rivendicato la necessità di esercitare il pieno e più trasparente controllo tecnico e politico sulle società partecipate. Dalle azioni di controllo risultanti dalla decisione della commissaria prefettizia, e collegato regolamento, emerge un quadro economico-finanziario molto diverso da quello elaborato dal management aziendale: per il solo anno 2021, a fronte di un riscontro a consuntivo sugli aggi legati alla riscossione dei tributi pari a 329 mila euro il 31.10 (servizio affidato ad ASP e ormai scaduto), l’azienda ha iscritto a bilancio una posta pari a 2 milioni di euro di “fatture da emettere” su base previsionale. Una posta a bilancio che contribuisce a realizzare un utile positivo (+ 23 mila euro) su cui non possiamo che esprimere tutte le perplessità del caso. Perplessità che ci impediscono di esprimere un voto favorevole all’approvazione del bilancio della società asp.

La mancata “circolarizzazione” di queste poste, nella nota debiti/crediti tra Comune e azienda, è qualcosa di molto grave come è stato più volte sollevato nelle relazioni del Comitato tecnico. Un elemento di forte criticità, che però non ha ricevuto alcuna risposta dal management aziendale. Questo elemento ci preoccupa molto e contribuisce a rafforzare tutte le nostre perplessità e le precedenti valutazioni. A tal proposito invitiamo l’amministrazione comunale a sollecitare gli organi preposti al controllo economico-finanziario delle partecipate (Corte di Conti) e a valutare di intraprendere tutte le azioni legali del caso qualora questi elementi non venissero chiariti dalla società o confermati da ulteriori analisi.

Da tutti questi elementi riportati in delibera emerge a nostro avviso una certa spregiudicatezza e uno scarso senso di responsabilità del management dell’azienda, il quale sembrerebbe stia giocando la partita pensando più ai propri interessi che non a quelli dei 240 dipendenti dell’azienda. Diritti in Comune ritiene che la paventata messa in liquidazione dell’azienda, messa all’ordine del giorno dall’azienda senza alcun confronto preventivo con l’ente, vada immediatamente respinta dal socio di maggioranza, attivando tutte le azioni necessarie, compresa la ricapitalizzazione aziendale stessa. Al tempo stesso però, stante tutti gli elementi di cui sopra, riteniamo che il management vada rimosso, così che il Comune torni ad avere a disposizione da subito tutti gli elementi necessari alle valutazioni che dovranno essere fatte.

Riteniamo infine non realistico il tentativo di far passare questa crisi aziendale come la risultante della mancata assegnazione dei servizi riscossione tributi: una azienda che ha nelle farmacie il proprio core business ed un bilancio di circa 24 milioni di euro, non è ragionevole immaginare possa andare in bancarotta per la conclusione di un singolo, seppur rilevante, servizio, che approssimativamente contribuiva al bilancio aziendale per una somma pari a circa 500 mila euro/anno. E’ ovvio che si sta giocando una partita su più tavoli, che nei fatti ci interessa molto poco e che l’amministrazione ha il dovere di risolvere nel più rapido tempo possibile. Noi chiediamo chiarezza, trasparenza, azioni decise e ferme oltre ovviamente la salvaguardia dell’azienda e di tutti i posti di lavoro. Se qualcuno pensa di scaricare sui lavoratori i fallimenti della politica ci troverà nelle strade e nelle piazze a ribadire che non c’è spazio per ulteriori sacrifici sulle spalle di chi lavora. Salvare l’azienda è una priorità, ma questo deve avvenire attraverso un piano industriale che proponga interventi concreti e un piano di rilancio aziendale serio.

Aziende partecipate: Situazione al limite, serve maggiore controllo politico

Abbiamo verificato in Consiglio comunale le difficoltà economiche della società controllata AET, per cui si è registrato 1 milione di euro di perdite. Abbiamo letto i toni apocalittici del centrodestra rispetto la capacità dell’altra società controllata A.S.P. Spa nel riuscire addirittura a fornire i pasti ai nostri ragazzi a mensa nel breve-medio periodo.

Intanto, purtroppo, veniamo a sapere dalle lavoratrici e i lavoratori dell’azienda, e dalle sigle sindacali che le rappresentano, che non sarebbero stati versati gli stipendi dell’ultimo mese alle dipendenti. Un fatto molto grave su cui chiediamo spiegazioni. È una mossa del management aziendale per mettere in scacco l’amministrazione? Questo giochino di ricatti deve finire perché non è più accettabile. Le ricadute della cattiva gestione politica e aziendale non devono più pesare sui servizi per le famiglie o sulle tasche di chi quei servizi li garantisce ogni giorno!    

Registriamo anche che l’amministrazione comunale ha nominato un avvocato terzo per elaborare un parere “pro veritate” sul bilancio di ASP. Il tutto mentre si tiene un profilo bassissimo sulle due società, senza esplicitare mai, né in Consiglio comunale né a mezzo stampa, come si immagina nel dettaglio la loro riorganizzazione, quale sarà il futuro management e quali i piani industriali di rilancio. 

Mentre la politica dei partiti gioca la sua partita a scacchi, noi rivendichiamo trasparenza, controllo e rispetto per i lavoratori e le lavoratrici delle aziende, per le famiglie e gli utenti. I proprietari delle società siamo noi cittadini, non la politica né tantomeno quel sottobosco di manager e apparati alla politica legati, che sistematicamente si sono rivelati incapaci di far funzionare adeguatamente le società, lasciandole con debiti puntualmente ripagati dall’ente, ovvero dalla collettività. Non solo oggi, sempre. Noi non dimentichiamo tre ricapitalizzazioni avvenute al tempo del centrosinistra e non vorremmo che la passata gestione del centrodestra ci abbia lasciato in dote la stessa situazione.

Siamo convinti che la commissione trasparenza debba essere istituita il prima possibile perché crediamo possa essere quello strumento utile a chiarire le responsabilità e le scelte, ad entrare finalmente nel merito della gestione degli appalti delle società, così come delle tante avventure imprenditoriali fallimentari. Un controllo politico vero sulle scelte che le società controllate di Ciampino hanno fatto nel passato affinché si cambi finalmente passo e direzione.

Verso un’associazione politica! Parte il percorso di riorganizzazione di DiC

Care compagne e compagni, amiche e amici,

Come anticipato nel corso della nostra campagna elettorale, a Consiglio e Giunta insediati, pensiamo sia il momento di intraprendere il percorso per una riorganizzazione e strutturazione di Diritti in Comune.

L’obiettivo deve essere coerente con i principi della nostra comunità: una struttura inclusiva, democratica, agile e incisiva, in cui tutti e tutte si possano riconoscere e dare il proprio contributo politico; che sia in grado di porre domande, discutere ed elaborare risposte. Così da poter essere parte attiva di una cittadinanza e di una comunità che aspira al cambiamento della società, a partire dal territorio in cui vive.
Tante sono anche le difficoltà che sempre si disvelano lungo questo processo, che richiedono attenzione e il lavoro di tutte e tutti.

Non un mini-partito, non un movimento, ma un’associazione politica? Come normarla, come assicurane la vitalità e i pesi di un pensiero eterogeneo ma collettivo, come proteggerla e difenderla da interessi esterni? Queste e molte altre domande aspettano di essere discusse.

Il primo appuntamento è per venerdì 11 novembre, a partire dalle 17.30, presso la sala interna del Geff Cafè in via IV Novembre 88. Faremo un’assemblea aperta agli attivisti e attiviste, ai simpatizzanti e tutte quelle persone che vorranno aderire a Diritti in Comune, mettendoci dentro il proprio impegno concreto.

Centro commerciale sui ponti di Morena: Intervento urbanistico negli interessi del privato, pensare subito nuovo Prg

In queste ore stiamo assistendo alla messa a dimora dei primi prefabbricati che dovranno ospitare un supermercato e un fast-food nell’area dell’intervento G5 sui ponti di Morena, provocando la sacrosante indignazione di molti residenti che non conoscevano il carattere di questo intervento. Diritti in Comune ha provato a cercare soluzioni possibili per tamponare gli aspetti più problematici che riteniamo verranno ad inasprirsi con l’apertura del futuro centro commerciale, seppur ben consapevoli che ai danni fatti non c’è soluzione di sorta. Intanto va detto che il cosiddetto “ufficio speciale” della ex Giunta Ballico aveva modificato profondamente il progetto iniziale, apportando cambiamenti alla viabilità nell’esclusivo interesse del futuro centro commerciale, a discapito di automobilisti e pedoni. Soprattutto questi ultimi si sono visti privare di passaggi sicuri, con gravissimi disagi per chi deve raggiungere il centro cittadino a piedi o in bici. Come al solito: una città progettata a misura di automobile senza possibilità alternative. Ma i problemi sono evidenti anche con il trasporto pubblico, dove ad esempio gli autobus sono costretti ad invadere la corsia adiacente per riuscire a svoltare verso Morena. Sarebbe utile infine sapere se l’attuale realizzazione del comparto rispetta tutti gli standard previsti nelle norme tecniche di attuazione del Prg.

Come abbiamo detto più volte, l’urbanizzazione dell’intero comparto G5 è totalmente subordinata agli interessi specifici dei soggetti privati promotori del piano. L’intervento sarà devastante per il commercio locale e la vivibilità dei quartieri circostanti, gli stessi cittadini se ne stanno accorgendo già da mesi, visti i numerosi disagi che solo il cantiere sorto in quest’area di ingresso al centro cittadino sta comportando. Un’intera città in ostaggio di scelte politiche illogiche, con gravi responsabilità di tutte le ultime amministrazioni succedutesi negli anni. Una situazione destinata verosimilmente a peggiorare, a meno che, come abbiamo proposto in campagna elettorale, non si intervenga il prima possibile con interventi che provino a dare nuove risposte alle nuove esigenze. Tra queste anche la copertura dei valli ferroviari – ad esempio collegando via due Giugno con via S. Paolo della Croce – al fine di alleggerire il traffico locale.

Il Piano regolatore dava modo alla pubblica amministrazione di guidare il processo di sviluppo dell’area ma le varie giunte di centrosinistra e in ultima quella di centrodestra hanno deciso di non farlo, lasciando guidare il processo al soggetto privato con le conseguenze che stiamo vedendo. Ma lo stesso Prg viene seguito alla lettera solo quando deve rispondere agli interessi di quegli stessi soggetti privati, mentre, quando non lo fa, non si hanno problemi ad agire in variante. Non è mai successo che le varianti servissero per il bene collettivo – come appunto nel caso della copertura dei valli ferroviari – ma sempre e solo per soddisfare interessi particolari. Crediamo che la progettazione urbana potrà cambiare di passo solo prevedendo ed elaborando un nuovo Piano regolatore, adatto ai tempi e al tipo di città che si è venuta a creare, molto diversa da quella prevista e immaginata negli anni novanta. 

Bilancio AET in rosso: Votiamo contro, ma prendiamo atto degli impegni presi da Colella

Il bilancio di AET spa, società di igiene urbana controllata dal nostro comune col 97% di quote azionarie,
registra ancora un negativo nelle annualità relative agli anni 2020 e 2021 per un totale di 1 milione di
euro circa. Il recupero di queste perdite andrà ad erodere il capitale sociale aziendale ulteriormente, con
evidenti criticità e ricadute anche sull’ente controllore che dovrà nel prossimo bilancio di previsione
vincolare ulteriori somme a copertura di potenziali perdite. Chiudere due anni consecutivi in passivo è
sempre una notizia inquietante, soprattutto per chi lavora nell’azienda.

L’amministrazione ha tuttavia evidenziato come AET sia una società sana e con un potenziale margine
di crescita legato allo sviluppo di un piano industriale in grado di chiudere il ciclo dei rifiuti con la
realizzazione di piccola impiantistica (impianti di compostaggio, recupero plastica, etc.). Più volte questo
bilancio è stato definito l’anno zero e l’operazione di monitoraggio finanziario iniziata nel 2020 è stata
definita necessaria “pulizia finanziaria”. Peccato che questa pulizia ricade sempre sulle nostre spalle,
che come ente locale ci approcciamo a spron battuto verso una nuova ricapitalizzazione.

Le forti perplessità sulla visione aziendale, da sempre fortemente incentrata sulla competizione nel
mercato tramite utilizzo improprio dello strumento di affidamento “in-house” – ultimo esempio con la
scelta insensata di andare a servire il Comune di Anzio vendendogli meno dell’1% delle quote azionarie –
ci ha visto esprimere un voto negativo alla proposta di delibera. Negli interventi abbiamo ribadito che
riteniamo imprescindibile un cambio di passo repentino, coerentemente con quanto presentato nel
nostro programma. Anche rispetto alla governance passata e presente riteniamo si debba chiudere la
stagione immediatamente e si debbano valutare tutte le azioni a difesa verso chi ha gestito i bilanci
aziendali negli in questo modo.

Abbiamo ascoltato e valutato positivamente una serie di obiettivi ed impegni assunti dalla Sindaca
nell’intervento conclusivo: compartecipazione delle quote azionarie con tutti i Comuni in cui AET è
operante, per abbattere il rischio di impresa che attualmente è tutto in capo alla nostra comunità (!);
impegno ad instaurare un clima diverso con i lavoratori dell’azienda e ridiscussione delle condizioni
salariali con adeguamento della contrattazione di secondo livello; continuo monitoraggio dei conti
aziendali di cui il Consiglio comunale verrà tenuto sistematicamente aggiornato.

Impegni assunti a voce ma importanti, a cui devono però ora seguire i fatti. La legge regionale e
l’identificazione degli ambiti territoriali estesi EGATO apre una nuova sfida per la nostra azienda:
auspichiamo che la cultura del business fatto con le aziende spa a capitale pubblico e con il rischio sulle
spalle dei cittadini, venga messa da parte una volta per sempre. I nuovi strumenti e la loro declinazione
devono essere utilizzati per garantire un maggiore controllo sull’indirizzo e le scelte delle società
partecipate, oggi ridotte non solo a Ciampino a carrozzoni utili più per gli interessi del sottobosco politico
che per le esigenze dei cittadini.

Gli scrutatori siano scelti con sorteggio, stop ai favoritismi!

La nomina degli scrutatori da assegnare ai vari seggi elettorali per garantire lo svolgimento dei lavori spetta alla commissione elettorale comunale, composta dal sindaco e da un numero prefissato di consiglieri comunali (tre a Ciampino, due di maggioranza e uno di minoranza). Nei limiti dei vincoli fissati dalla legge, la commissione elettorale procede alle designazioni sulla base di criteri discrezionali. 

Il gruppo consiliare di Diritti in Comune (DiC), dopo una attenta riflessione, ritiene sia necessario interrompere la malsana pratica di designazione eterodiretta dai membri della commissione. Una pratica resa ancora più malsana dalla volontà di “far pesare” il ruolo di governo e di opposizione. Tutti i cittadini che hanno fatto domanda, e sono regolarmente inseriti nell’elenco degli scrutatori, hanno pari dignità e devono poter avere le stesse possibilità di essere selezionati: per questo riteniamo la selezione tramite sorteggio l’unica via percorribile. 

Comprendiamo che nel caso di sorteggio si aprirebbero una serie di oggettive difficoltà per gli uffici comunali, già in forte difficoltà per la poca forza lavoro: le liste degli scrutatori non sono mai state aggiornate in quanto l’iscrizione è gratuita e dura a vita, motivo per cui molti dei presenti in lista sono addirittura defunti o hanno cambiato residenza. Spesso mancano completamente i recapiti telefonici e si fa fatica anche solo a contattare i selezionati, nonostante i tempi amministrativi per la selezione e i lavori impongano rapidità e prontezza. Il rischio, in caso di sorteggio, è quello di dover procedere a numerose sostituzioni il giorno stesso dell’insediamento, causando ritardi e complicando il lavoro dei seggi.

Tuttavia non si può continuare ad accettare di navigare sempre a vista, tra emergenze e disorganizzazione, scegliendo sempre il male minore. Così facendo si “giustificano” quelle pratiche che, nei fatti, rafforzano l’idea di politica come strumento “per avere qualche vantaggio rispetto agli altri”. Un approccio che non ci appartiene, e che crediamo non appartenga alla grande maggioranza dei cittadini di Ciampino.

Invitiamo gli altri gruppi consiliari e la Sindaca a prendere una posizione politica rispetto alle modalità con cui procedere. 

Per il futuro chiederemo, tramite apposita mozione consiliare che auspichiamo sia condivisa da tutti i gruppi politici, l’impegno dell’amministrazione all’attivazione di tutte le azioni necessarie a sanare le difficoltà degli uffici, al fine di stabilire un modus operandi diverso, funzionale ma al tempo stesso libero dalle ingerenze della politica, ad esempio sorteggiando una percentuale degli scrutatori tra i disoccupati del territorio, come già avviene in molti comuni.

Il gruppo consiliare di Diritti in Comune