Igdo pubblico, noi lo vogliamo davvero! Ma con atti reali e trasparenti, senza barattarlo con altro cemento e privatizzazioni

La nostra alleanza politica da sempre si batte per “l’acquisizione dell’area ex IGDO al patrimonio pubblico” come viene riportato nella delibera di giunta di indirizzo politico/amministrativo pubblicata ieri. La richiesta inascoltata di una partecipazione dell’Ente all’asta nel 2016 e le pressioni popolari per un’azione di rilancio del centro urbano a partire da un IGDO pubblico, sono battaglie storiche dei comitati e dei cittadini che su queste parole d’ordine hanno poi dato vita anche all’esperienza di Diritti in Comune. Ogni concreto passo verso l’acquisizione pubblica, dunque, è per noi un passo avanti rispetto alla situazione del passato.

Fatta questa premessa, veniamo all’oggi. Il comunicato stampa diramato dall’Amministrazione comunale nella giornata di ieri getta purtroppo molto fumo negli occhi dei cittadini, in quanto nulla è stato ancora “acquisito a patrimonio comunale”. Nella delibera si dà mandato agli uffici di “verificare la possibilità di esercitare, ora per allora, la prelazione all’acquisto del bene” e di “reperire le risorse necessarie” attualmente non disponibili: due nodi da sciogliere rapidamente per verificare la reale fattibilità di una generica espressione di indirizzo politico.

Noi ci auguriamo che questi due nodi vengano sciolti rapidamente e rilanciamo un’ulteriore sfida alla amministrazione comunale: la pubblica utilità, di cui parla la Giunta con toni trionfalistici, non si dichiara certo con un semplice atto di indirizzo di giunta. La pubblica utilità è conseguenza di un vincolo dichiarativo del piano regolatore. L’area in questione è tuttora destinata a servizi privati, per cui solo cambiando la destinazione potrebbe derivare la pubblica utilità. Per questo chiediamo alla giunta di dare indirizzo affinché venga portata in tempi rapidissimi una Variante puntuale in Consiglio comunale sull’area ex IGDO, con la quale recepire i vincoli istituiti dal Ministero e cambiare la destinazione d’uso da servizi privati a servizi pubblici. Se veramente le intenzioni sono quelle scritte in delibera, questa è l’unica strada da percorrere. Altrimenti davvero resterà solo tanto fumo e un pomposo comunicato stampa.

Oltre a ciò crediamo sia ancora più importante riuscire a fare un po’ di chiarezza sulle reali intenzioni rispetto alla totalità degli interventi che si stanno progettando per l’intero centro urbano di Ciampino. Dalle informazioni in nostro possesso sappiamo che la questione IGDO e quella della ex Cantina sociale sono strettamente correlate, e la delibera ci conferma questo dato quando afferma che “un ulteriore profilo di interesse pubblico è costituito dall’idea del Comune di Ciampino di realizzare nel compendio immobiliare de quo, la sede delle Istituzioni e di tutti gli Uffici dell’Amministrazione Comunale”. Questa frase conferma quello che da mesi andiamo ripetendo e che stiamo contrastando con grande fermezza: la vera e chiarissima volontà di questa amministrazione di procedere con la completa alienazione/privatizzazione dell’intero complesso della Cantina sociale, compresa l’attuale sede comunale che verrebbe spostata nell’area IGDO qualora questa venga acquisita e ristrutturata. Una scelta che priverebbe la città di un’area, ancora non del tutto ristrutturata, che comunque è costata ai cittadini circa 10 milioni di euro! Una scelta irricevibile e da rivedere: noi vogliamo l’IGDO pubblico, ristrutturato e fruibile, ma non accettiamo di barattarlo con la dismissione della Cantina Sociale, né accetteremo eventuali compensazioni urbanistiche in altre aree della città scaricando nuove volumetrie sulla città con il più alto consumo di suolo del Lazio.

Riteniamo inaccettabile che decisioni così cruciali per l’assetto della nostra città si discutano al chiuso nelle stanze dell’ufficio speciale e nella segreteria del Sindaco: noi chiediamo ancora una volta trasparenza! La città, oltre che il Consiglio Comunale, ha il diritto di sapere tutto, e di conoscere nel dettaglio le reali intenzioni dell’Amministrazione sull’intero centro urbano. La partecipazione e la trasparenza sono valori che difendiamo e non si può pensare di informare i cittadini a cose fatte, nella solita modalità del prendere o lasciare. La cittadinanza deve poter valutare, discutere e incidere nelle scelte che riguardano il presente e il futuro della città.

Per questo abbiamo delle domande aperte per la Sindaca, alle quali attendiamo una risposta: E’ vero quanto affermano gli esponenti della segreteria comunale circa il fatto che, nella testa di chi dirige questo processo, solo una parte dell’IGDO rimarrebbe effettivamente in mano pubblica, come sede comunale? Che tipo di progettualità è immaginata per tutto il resto dell’area? Parliamo di altri partenariati pubblico-privato, e se sì chi sono gli interlocutori? Che tipo di accordo è stato raggiunto con il proprietario dell’area (i.e. società Incentro), impossibilitato evidentemente dai recenti vincoli emessi sull’area a realizzare quanto aveva immaginato?

Domande aperte, perché la città merita di sapere e di valutare le scelte e i fatti nella loro complessità, ben al di là dei proclami e di condivisibili prese di posizione politiche.

 

Nuovi aumenti TARI, ma la qualità del servizio non migliora. Penalizzate in particolare alcune categorie

 

L’approvazione del nuovo Piano Economico finanziario della gestione del servizio dei rifiuti e delle relative tariffe per utenze cittadine continua a far segnare un aumento della TARI a fronte di un servizio di gestione dei rifiuti le cui performances continuano ad essere largamente insufficienti e con una qualità decisamente scadente. 

La produzione pro capite dei rifiuti a Ciampino continua ad essere costantemente al di sopra dei 450 kg annui ad abitante, segno che non si è messa in campo alcuna politica di riduzione della produzione dei rifiuti, che l’Unione Europea mette in testa nella gerarchia di gestione dei rifiuti, secondo i principi dell’economia circolare. 

Nonostante si registri un parziale aumento della raccolta differenziata, questa resta largamente al di sotto del limite del 65% previsto dalla legge e del 70%, quale obiettivo del Piano regionale dei Rifiuti al 2025. E per conseguire tale deludente percentuale si spendono oltre 3 milioni di euro, a fronte di proventi derivati dalla vendita dei materiali da recupero di poco superiore ai 470 mila euro.

Anche quest’anno la gran parte dei cittadini di Ciampino, vedrà aumentare in media la bolletta dei rifiuti, ma non per tutti nella medesima misura. Il maggior incremento sarà a carico delle utenze domestiche e i più penalizzati saranno gli utenti che vivono da soli che subiranno aumenti fino al 14%. Paradossale poi la ripartizione degli aumenti nelle famiglie con più membri: aumenti oltre l’8% per tre componenti che vivono in una villetta, ma se si è in quattro non ci saranno aumenti. 

Inoltre, per quanto riguarda le utenze non domestiche, gli aumenti verranno solo parzialmente coperti dalle somme stanziate dal Decreto sostegni bis (che attribuisce circa 493 mila euro al nostro comune). Purtroppo però queste detrazioni verranno applicate solo per alcune specifiche categorie, selezionate dall’amministrazione comunale, in una quota compresa tra il 20 e il 100% del detraibile.

Il Decreto sostegni bis dava la possibilità al Comune di estendere la portata delle riduzioni sulla Tari attingendo da risorse proprie, o da risorse assegnate nel 2020 dal Governo ma non utilizzate. Risorse che non ci risultano essere state assegnate né spese per questo obiettivo. La mancanza di risorse comunali dedicate alla diminuzione della TARI va a penalizzare tutta una serie di attività, in particolare quelle che da una parte vedranno aumentare la tariffa nel 2021 e dall’altra non avranno accesso ad alcuna detrazione su fondi governativi!

Tra queste segnaliamo le attività commerciali quali l’ortofrutta, le pescherie, le pizzerie a taglio e i fiorai che vedranno un incremento di circa 308 euro della tariffa per il 2021, o i banchi di mercato di generi alimentari (54 euro)! Una scelta incomprensibile che va ad aggravare una già complicata situazione per quelle attività fortemente provate dalla pandemia.

Infine ricordiamo che in più occasioni abbiamo sollecitato l’Amministrazione comunale a passare alla Tariffa puntuale, cosa che doveva essere avviata su tutto il territorio regionale entro il 31 dicembre dello scorso anno, ma evidentemente è più vantaggioso per la Società Ambiente continuare a gestire il servizio dei rifiuti in questo modo. Intanto i cittadini continuano a pagare. 

Ponte di via S. P. della Croce: Opera utile solo agli interessi dei privati

L’intera opera del comparto G5, compreso il ponte di ben 12 metri, non sarà affatto un’opera per la città e per i cittadini, come sostiene la propaganda della Sindaca Ballico, ma un’opera utile solo ai privati che andranno a realizzare un polo commerciale molto impattante all’ingresso del centro cittadino

Si tratta di scelte passate che l’attuale Amministrazione non solo sostiene, ma rilancia con entusiasmo nel presente, in piena continuità culturale e politica. Una continuità che si esprime nella totale sottomissione del potere pubblico, che dovrebbe tutelare il bene di tutti, agli interessi particolari, in questo caso, di una multinazionale del fast-food e un colosso della grande distribuzione organizzata. Tra il piccolo e vecchio ponte precedente e questa opera mastodontica, poteva esserci una via di mezzo, che era quello di cui aveva bisogno il quartiere e la nostra città. Oltre al fatto che, come evidenziammo già in passato, non vi è alcun intervento, neanche di prossima previsione, per collegare via Due Giugno con via San Paolo della Croce. Questa sì un’opera necessaria che cambierebbe in meglio la vita della città. 

Invece si disegna di fatto la trasformazione dei ‘ponti’ di via di Morena in un mega svincolo a servizio del traffico previsto per l’area commerciale, lasciando facilmente immaginare il livello di invivibilità per i residenti e aprendo scenari di espulsione sociale. Per questo presenteremo un’interrogazione e tutti gli accessi agli atti necessari a capire in che modalità e con quali reali intenzioni si stanno portando avanti i lavori a ritmo serrato, facendo lavorare gli operai in piena notte, con ricadute negative già oggi sulla qualità della vita dei residenti che, lo ricordiamo, vivono letteralmente attaccati al cantiere del ponte. Questa volta, almeno, non potranno usare la scusa che “c’era prima il mega-ponte”.

Il bilancio 2020 del Comune presenta ancora gravi problemi

Nella seduta del Consiglio comunale di ieri, Diritti in Comune ha presentato due pregiudiziali alle delibere di approvazione di bilancio 2020, sottoscritte anche da altri consiglieri di opposizione ma bocciate dalla maggioranza. Abbiamo presentato queste pregiudiziali poiché, a nostro avviso, sussistono ancora gravi problemi economico-finanziari che destano preoccupazione, nonostante ci venga presentato un quadro diverso. Abbiamo messo in fila quelle che sono, secondo noi, le principali criticità. Intanto lo squilibrio esistente tra le riscossioni effettuate da entrate tributarie e somme da incassare. Inoltre evidenziamo l’impossibilità dell’Ente di monitorare con esattezza la riscossione dei tributi, da quanto ci ha risposto nero su bianco il dirigente.

Ricordiamo che la società ASP non è responsabile della riscossione, ma dovrebbe solo supportare il Comune nel servizio, e ci chiediamo come si possa certificare un’attività inerente il mantenimento e la cancellazione dei residui senza aver controllato e rendicontato l’attività di accertamento tributario ed extratributario. Da dove vengono fuori i numeri? Dalle risposte che i dirigenti ci hanno dato, viene il dubbio che si tratti di un’azione ancora da terminare, e non un’azione conclusa e propedeutica alla rendicontazione dei conti dell’Ente. Questa e tante altre sono le nostre preoccupazioni, contenute nelle due pregiudiziali che possono essere scaricate integralmente dalla sezione materiali del nostro sito web. 

Piuttosto che perdere tempo in una campagna elettorale perenne, che rischia di arrecare solo danni alla città, questa amministrazione dovrebbe iniziare a svolgere seriamente il suo lavoro per avere bilanci in ordine, trasparenti, sostenibili e che non pesino sulle tasche dei cittadini di Ciampino di oggi e di domani.

IGDO pubblico: un diritto della città

 

Valutiamo positivamente l’apertura dell’Amministrazione alla possibilità di una riacquisizione dell’IGDO. La nostra posizione in merito è nota da sempre, per Diritti in Comune quello dell’IGDO pubblico è un tema imprescindibile per dare un volto nuovo al centro storico cittadino. Attendiamo naturalmente di leggere le carte, per ora abbiamo solo un comunicato stampa del Comune piuttosto vago e in alcune parti contraddittorio. Si parla di acquisizione, poi viene citato lo strumento della cessione bonaria, che sono due cose molto diverse; si parla inoltre di un percorso partecipato, pratica sinora ignorata dalla giunta nelle scelte riguardanti la città. Ribadiamo tuttavia il nostro riscontro positivo sulla volontà di far tornare l’IGDO al patrimonio pubblico, segnale anche questo – come registrato per l’apertura della maggioranza alla proposta regionale riguardo al Muro dei Francesi – che le battaglie dei cittadini e dei comitati hanno prodotto una lunga eco alla quale la politica non può restare indifferente.

Eravamo in prima linea nelle mobilitazioni del 2016 per chiedere all’allora Amministrazione di partecipare all’asta dell’IGDO per un costo irrisorio, rimanendo – come per il cuore barocco del Muro dei Francesi – inascoltati. La stessa Sindaca Ballico nel comunicato sembra riconoscere a parole il valore di quelle lotte. Oggi, proprio in virtù della nostra posizione, da sempre chiara sul tema, chiederemo nelle sedi opportune che venga perseguito il bene superiore della collettività e non quello di singoli soggetti privati, per tutto l’arco del processo. Chiederemo che il nostro Comune non spenda per la riacquisizione dell’Igdo un solo euro in più rispetto a quanto sia stato versato dagli attuali proprietari, anche alla luce del nuovo, importante, vincolo di tutela sull’area e la situazione economica e socio-sanitaria che stiamo vivendo. Vogliamo infine un progetto portato avanti sui modelli di progettazione partecipata più avanzati, guardando alle migliori esperienze in Italia e in Europa. Su queste basi, come sempre, saremo pronti a ragionare insieme ad ogni altro attore politico e soprattutto insieme alla città, che ha tutto il diritto di riappropriarsi di un centro storico negato, che faccia perno sull’Igdo, finalmente pubblico. Oggi come quattro anni fa: il patrimonio non si vende, si difende!

 

 

Mozione sul Muro dei Francesi: La proposta in Regione è un’occasione unica

La coalizione Diritti in Comune, attraverso il suo Consigliere comunale Alessandro Porchetta, ha protocollato ieri una mozione in merito all’inclusione della tenuta del Muro dei Francesi nel perimetro del Parco regionale dei Castelli romani, come da Proposta di legge regionale 285/2021. La suddetta proposta, a firma dei Consiglieri regionali Bonafoni e Cacciatore, mira infatti ad includere anche l’area in questione, che fa parte del territorio di Ciampino, all’interno del perimetro del Parco dei Castelli e in contiguità con il Parco regionale dell’Appia Antica. L’Amministrazione di Ciampino verrà dunque chiamata, ai sensi della legislazione regionale, a partecipare a una Conferenza per la redazione di un documento di indirizzo sull’analisi dell’area da sottoporre a tutela. Un’area, lo ricordiamo, già sottoposta a vincolo dalla Soprintendenza, nel cui perimetro ricadono beni culturali unici, come la villa romana del console Valerio Messalla, il complesso dei Casali della Marcandreola e il portale seicentesco di Girolamo Rainaldi.   

Per questo Diritti in Comune chiede alla Sindaca e alla Giunta di partecipare alla Conferenza e di esprimere in quell’occasione il parere favorevole dell’Amministrazione di Ciampino (per quanto non vincolante) all’inclusione dell’area nel Parco dei Castelli. Un’occasione importante per dimostrare che tutta la nostra città, senza alcuna distinzione, ritiene la tenuta del Muro dei Francesi un bene archeologico, paesaggistico e culturale di valore imprescindibile per Ciampino; un pezzo fondamentale del nostro patrimonio che merita di essere tutelato all’interno del continuum dei due parchi regionali, dei quali rappresenta la naturale cerniera, il punto di congiunzione. Per questo, e per la necessità di rilanciare un’azione pubblica sull’area che punti a consegnarla alla città, Ciampino non può davvero perdere questa ennesima occasione!

 

 

Dismissione 33 case popolari, grave assenza di un’idea di politiche abitative

Oggi tutte le grandi città d’Europa saranno attraversate da una mobilitazione transnazionale dei movimenti per il diritto alla casa, lanciata dalla European Housing Coalition per avviare una campagna di pressione sociale capace di riaprire una nuova stagione di politiche abitative pubbliche e strutturali. Proroga dello stop agli sfratti oltre giugno 2021, calmiere degli affitti a livello europeo, lotta alla gentrificazione e turistificazione, sono tra gli obiettivi della giornata conflittuale, ma anche una profonda denuncia degli effetti sociali causati dai processi di privatizzazione e dismissione del patrimonio residenziale pubblico. 

Proprio ieri abbiamo preso conoscenza in Commissione Tecnico Urbanistica dell’intenzione del Comune di Ciampino di confermare la dismissione di 33 case CER dal patrimonio pubblico, per metterle di fatto in vendita. Si tratta di una scelta presa nel 2104 e confermata dalle Giunte del centrosinistra, che però l’attuale Amministrazione ha deciso di riconfermare, ritenendo valido l’indirizzo politico di una simile mossa.

In caso di approvazione in Regione, avremo 33 case popolari in meno e nessun vincolo in delibera sul reinvestimento di quei fondi per politiche abitative strutturali. L’ennesima scelta che conferma i processi di dismissione del patrimonio pubblico, e che nasconde il vuoto di idee sulle politiche abitative pubbliche. A poco servono le rassicurazioni dell’Assessore al patrimonio: in un momento come questo, con una crisi sociale drammatica, c’è bisogno di impegni seri e di scelte radicalmente diverse, fatte di investimenti pubblici in grado di dare risposte materiali ai bisogni delle persone.

Dai Centri Anziani alle “Case di Quartiere”: la nostra proposta

“Una città è connotata dalla presenza di spazi comuni, pubblici. Diritti in Comune intende aprire la discussione su un progetto politico puntuale, mirato alla pianificazione collettiva, con l’obiettivo di mettere a disposizione dei cittadini di Ciampino in tempi brevi una serie di spazi pubblici necessari alla città”. E’ quanto dichiara in una nota la coalizione ciampinese, in merito alla proposta di un percorso amministrativo, già da qualche tempo discussa dal basso con alcuni attori sociali del territorio che hanno dimostrato il proprio interesse, per la realizzazione di Case di Quartiere. Si tratterebbe, prosegue Diritti in Comune, “di spazi pubblici intergenerazionali che facilitino l’incontro tra i cittadini e diano vita ai quartieri della città: degli spazi aperti, flessibili, a disposizione di realtà variegate, nei quali sperimentare forme di gestione collaborative”. 

“Le Case del Quartiere, come sperimentato in altre grandi città italiane ed europee, potranno essere spazi di comunità ad uso pubblico, capaci di offrire ai cittadini occasioni di incontro attraverso sportelli sociali, laboratori di generazione e fruizione di attività culturali dove organizzare e offrire servizi e iniziative utili al quartiere, alla città e al territorio. Servono dei luoghi pubblici (come messo in evidenza nel corso dell’anno appena trascorso dall’emergenza sanitaria e sociale determinata dall’epidemia da Covid 19) dove superare le politiche settoriali e raggiungere il cittadino, specie chi vive situazioni di fragilità, mettendo in comunicazione il centro della città e periferie: risulta fondamentale poter raggiungere capillarmente tutti coloro che, pur essendo in difficoltà, non hanno manifestato la volontà o la capacità di esplicitare una richiesta di aiuto; servono degli spazi e per contrastare le nuove forme di solitudine, facilitando, stimolando e attivando esperienze di cittadinanza attiva”. 

“L’avvio di un percorso possibile: partiamo dagli spazi esistenti. L’obiettivo – prosegue la nota – può essere avviato trasformando gli attuali Centri Anziani, ereditando il loro radicamento territoriale e la loro decennale esperienza, in Case di Quartiere. Risultano dotati di locali pubblici i Centri Anziani nei quartieri di Folgarella, Parco Aldo Moro, via Fratelli Wright. La trasformazione in Case di Quartiere può compiersi attraverso un processo evolutivo, di continuità e riprogettazione. L’iter amministrativo per la costituzione delle Case di Quartiere non può che partire dai Centri Anziani esistenti, valorizzando ove possibile la pregressa organizzazione, il ruolo dei Comitati di Gestione e preservandone il ruolo sociale, facilitandone così la transizione verso il nuovo modello organizzativo. Il modello attuale dei Centri Anziani, incentrato su cittadini accomunati dal dato anagrafico, ha mostrato nel tempo tutti i suoi limiti (soprattutto durante l’emergenza sanitaria e sociale in corso) e si offre ad una riprogettazione complessiva. 

“Negli anni il campo d’intervento dei Centri Anziani si è via via ristretto, facendosi sempre più settoriale e impermeabile, con pochi riflessi (se si escludono avvilenti rapporti clientelari col referente politico di turno) sulla città e sui quartieri. Se alcuni Centri Anziani della città sono riusciti in qualche modo a rispondere alle esigenze di socializzazione della terza età e, in piccolo, a quelle di autorappresentative tramite le micro élite che esprimono tramite i loro organismi dirigenti interni, in altri gli stessi piccoli gruppi di potere hanno indirizzato i Centri Anziani verso preoccupanti derive gestionali che hanno prodotto una sorta di privatizzazione degli spazi pubblici loro assegnati. La trasformazione in Case di Quartiere degli spazi pubblici assegnati ai Centri Anziani è l’occasione iniziale per sviluppare collettivamente la dimensione pubblica della città di Ciampino”. 

“La costituzione delle Case di Quartiere – conclude la coalizione – avverrà attraverso una co-progettazione ex novo cui dovranno contribuire tutti i soggetti interessati: i Comitati di Quartiere, i Centri Anziani, la Pro Loco, le associazioni iscritte nell’elenco comunale delle associazioni di promozione sociale, rappresentanti del Forum del Terzo Settore, le forze politiche interessate, soggetti senza scopo di lucro e gruppi informali di cittadini. A tutti costoro Diritti in Comune, aprendo la discussione sul progetto, indirizza la proposta e una base di lavoro per il regolamento comunale delle Case di Quartiere”. Anche per questo, la coalizione sta organizzando un’assemblea pubblica per il prossimo 16 aprile, da verificare nei modi concessi dall’evolversi della situazione Covid, per discutere con le realtà interessate alla proposta. 

La violenza di genere è frutto di un modello patriarcale da estirpare, a partire dai territori

 

La città in questi giorni è venuta a conoscenza, a mezzo stampa, di un grave episodio di violenza che vedrebbe coinvolto il Presidente del Consiglio comunale Massimo Balmas.
Ricordiamo intanto che la violenza di genere, ancora fortemente radicata nella nostra società, è un’azione perpetrata dagli uomini sulle donne, spesso in contesti domestici, alimentata da una cultura basata sul possesso e sul controllo. La violenza può esprimersi in forme diverse: verbale, umiliazioni, fino all’aggressione fisica, così come sembrerebbe accaduto in questo caso. 

Le Istituzioni e la società civile hanno un ruolo importantissimo nel decostruire modelli culturali violenti, offrendone di alternativi, supportando le famiglie che vivono sulla pelle situazioni di difficoltà. Perciò, a prescindere dall’iter giudiziario, riteniamo inaccettabile che il Presidente del Consiglio possa continuare ad esercitare le funzioni di cui è investito, a garanzia del ruolo pubblico e istituzionale, potenzialmente in contrasto con la condotta addebitata. Come DiC riaffermiamo l’urgente bisogno nella Città di Ciampino di spazi e servizi pubblici dedicati al supporto e all’orientamento di donne costrette a subire relazioni violente, e in tal senso ci stiamo già muovendo nelle sedi opportune con il nostro Consigliere comunale. 

Purtroppo, però, ci troviamo ogni giorno a dover fare i conti con quel modello patriarcale da cui la nostra città non è immune. “Facciamo finta di niente”, “il fatto non sussiste”, sono alcune frasi pronunciate ad esempio dal Consigliere e Capogruppo della Lega Di Luca nella riunione dei Capigruppo dove abbiamo presentato la richiesta di autosospensione di Massimo Balmas dalla carica di Presidente del Consiglio comunale. Ciò che è stato detto in questa sede è molto grave, non soltanto perché ci si sostituisce alle autorità competenti in materia – questa volta davvero -, ma ancor più perché tali frasi rappresentano una volontà lucida e consapevole di chiudere gli occhi davanti a un problema che invece esiste, perpetrato e giustificato anche da atteggiamenti come questo! 

In secondo luogo proseguendo col definire e ridurre la nostra richiesta e reazione di sgomento a un “massacro mediatico”, Di Luca decide di ignorare volutamente la denunciante. Si solidarizza con il denunciato, un politico maschio, e non con la donna. Chi nelle Istituzioni dovrebbe affrontare il problema serio e strutturale della violenza di genere, preferisce evitare di prendere una posizione netta sul tema. Questo fatto aggiunge ulteriore gravità, poiché rischia di scoraggiare le vittime di violenza a denunciare eventuali aggressori, perché non saranno credute, perché le reazioni di terzi saranno tacciate di sciacallaggio mediatico da alcuni, o, nel peggiore dei casi, saranno considerate delle “pazze”. 

Sulla violenza di genere, fisica e non, si deve avere una posizione netta, che prescinde dal colore politico. Noi continueremo a chiedere, finché non sarà fatta luce sui fatti da parte della magistratura, la sospensione di Balmas dalle Istituzioni, la sua dimissione da una carica pubblica quale è quella che ricopre attualmente come Presidente del Consiglio comunale di Ciampino.

(R)Esistere oltre il governo Draghi

La crisi sanitaria e sociale che stiamo attraversando non ha precedenti: ne viviamo le conseguenze fin nei nostri territori, dove l’aggressione neoliberista al sistema di salute pubblica ci ha lasciato una sanità sconnessa e senza risorse adeguate ad affrontare la pandemia; dove le ripercussioni psicologiche, economiche e sociali, hanno di fatto reso ancora più evidenti le contraddizioni ed aumentato le disuguaglianze. Per questo ci stiamo battendo dall’inizio della crisi Covid per il potenziamento della medicina territoriale e stiamo dando supporto alle reti locali di mutualismo e solidarietà popolare. 

La pandemia e alcune delle risposte strumentali di istituzioni e gruppi padronali hanno reso invisibili le rivendicazioni e il conflitto sociale, riducendo tutto a problemi di ordine pubblico e colpevolizzazione delle fasce che patiscono maggiormente le restrizioni. Mentre il virus correva sui mezzi di trasporto e nei posti di lavoro, le mobilitazioni dal basso si assumevano la responsabilità di inventare nuove forme e strumenti di organizzazione in totale sicurezza, senza rinunciare alla rabbia di chi ancora una volta si sta sobbarcando tutto il peso della crisi. “Se ci chiudi, ci paghi” è il grido che abbiamo portato anche nella nostra città. 

L’esecutivo Conte II era tutt’altro che perfetto e non mancavano i motivi per contestarlo: dalla gestione della seconda ondata, più attenta ai bisogni di Confindustria che a quelli delle persone, alle tante occasioni perse su scuola, sanità, ammortizzatori sociali. Ma è stato fatto cadere con una manovra di palazzo per instaurare un governo guidato dall’ex presidente della Bce Mario Draghi, osannato da tutti i media, con una maggioranza spaventosamente larga che comprende Pd, 5 Stelle, Lega e Forza Italia, e personaggi tristemente conosciuti come Giorgetti, Brunetta e Gelmini.

Ancor più ci preoccupano i profili tecnici e in generale l’impronta politica nelle azioni che il governo ha già chiarito di voler intraprendere. Dietro la parola transizione ecologica, ad esempio, affidata a un nome di Leonardo Spa come Cingolani, sembra nascondersi l’ennesima ipocrita contraddizione che rivela ben altri intenti, tra cui la decisione di puntare ancora sull’industria bellica internazionale. Ma una vera transizione ecologica non può che essere solidale, non può che affrontare radicalmente il tema della riconversione dell’Ilva o del ripensamento della Tav Torino-Lione. Il resto sono le solite operazioni di “greenwashing”. 

Il governo Draghi sembra nascere con l’intento di gestire le risorse del Recovery Fund per conto dei gruppi di potere nazionali ed europei, che evidentemente non sentivano i propri interessi adeguatamente rappresentati nemmeno da un governo timidamente socialdemocratico come quello precedente. Da questo quadro sconsolante, di cui ancora tanto ci sarebbe da dire, nasce la nostra esigenza di incontrarci e parlare della fase nazionale che stiamo vivendo e che, come detto, riguarda da vicino il destino dei nostri territori e le scelte che ricadranno direttamente su di essi. 

Per questo abbiamo deciso di organizzare un’assemblea, come nostra abitudine, per parlare tra attivisti, simpatizzanti e cittadini del momento che stiamo vivendo e di come affrontare questa fase da una prospettiva popolare, di ecologia integrale, di conflitto e solidarietà con i settori del lavoro e dell’esclusione sociale. L’appuntamento, che si terrà nel più totale rispetto delle distanze fisiche e delle misure di sicurezza, è per sabato 13 marzo dalle ore 10.30, presso il teatro all’aperto di Parco Aldo Moro. In caso di maltempo l’appuntamento verrà rimandato. Ricordiamo l’obbligo delle mascherine e metteremo a disposizione dispenser di gel igienizzante. Crediamo che, nella tassativa osservanza delle misure sanitarie, sia arrivato il momento di incontrarci e di prendere la parola su quello che sta accadendo nel nostro paese. 

Avremo con noi alcuni ospiti: oltre al nostro Consigliere comunale Alessandro Porchetta, la senatrice Elena Fattori, seduta tra i banchi dell’opposizione al governo Draghi, e Claudio Riccio dell’associazione politica Up – Su la testa!