“Un albero al giorno”, week-end di organizzazione insieme alle associazioni!

Questo fine settimana, insieme alle associazioni Ciampino Bene Comune e Officine Civiche, abbiamo piantato alberi in alcune delle aree verdi di Ciampino! Non certo un’iniziativa spot, ma una delle tante azioni dal basso che mettiamo in atto per mostrare e praticare l’alternativa.
Come abbiamo sempre detto, la nostra idea di città prevede:
– un Regolamento dei beni comuni, per facilitare la gestione condivisa anche delle aree verdi ed evitare intoppi burocratici per la cittadinanza che si attiva
– un piano strategico per il verde che preveda la piantumazione di un albero per ogni nuovo/a nato/a, la manutenzione ordinaria e straordinaria dei parchi, la creazione di barriere verdi contro l’inquinamento e lungo i fossi
– la ri-piantumazione degli alberi abbattuti negli ultimi anni e la piantumazione di nuovi nelle parti della città che ne sono prive
– la valorizzazione delle aree verdi del nostro patrimonio, come la Mola Cavona e l’Appia Antica, sempre attraverso la co-gestione tra Comune, altri enti, associazioni e cittadini.

Consiglio di Stato conferma validità del Decreto Costa per l’Aeroporto. Ora ridurre i voli

La sentenza del Consiglio di Stato riconosce la necessità di salvaguardare la salute dei cittadini e respinge le pretese di Ryanair. I movimenti commerciali a Ciampino non potranno essere più di 65 al giorno, con una riduzione del 35% dell’attuale traffico aereo commerciale. Se il rumore continuerà a rimanere sopra i limiti di legge i voli dovranno diminuire ancora.

E’ una grande vittoria per i cittadini, ottenuta grazie soprattutto all’impegno del CRIAAC, Comitato per la Riduzione dell’Impatto Ambientale dell’Aeroporto di Ciampino, che ha sostenuto questa battaglia di civiltà contro la protervia e l’arroganza del profitto propugnate dalle compagnie low-cost. Una vittoria che finalmente sblocca il Decreto Costa, fermato dal 2018 dai ricorsi e dai controricorsi al TAR e al Consiglio di Stato proposti da Ryanair.

Rimangono così completamente vuoti i proclami della ex sindaca Ballico e di chi sosteneva che l’Aeroporto doveva essere una risorsa per far fare profitto ai colossi low-cost. Prima viene la tutela della salute per i cittadini. Diritti in Comune si compiace per questo risultato e continuerà a dare tutto il suo appoggio e a lottare insieme al Comitato e ai cittadini per ridurre l’inquinamento dell’aeroporto di Ciampino ed avere una città più vivibile.

Ponti di via Morena: L’intera città ostaggio di scelte politiche folli

E’ ormai noto che la viabilità connessa al nuovo ponte di via San Paolo della Croce continua purtroppo ad essere un cantiere fermo. La prima a rammaricarsene sembra essere la cittadina Daniela Ballico, ex sindaca, sui suoi canali social. Peccato che il collaudo tecnico amministrativo delle urbanizzazioni del comparto G5 sia stato affidato solo con l’arrivo della Commissaria, lo scorso 16 settembre. Ragion per cui, il ponte senza il collaudo della viabilità connessa è difficile possa riaprire. Ci vorrebbe un pizzico di decenza e rispetto verso i cittadini, invece che spargimento di notizie false e iniziative di raccolta firme da inviare al Commissario prefettizio!

La situazione sta producendo pesanti ripercussioni su tutto il traffico cittadino, che in coincidenza della riapertura delle scuole ha visto aumentare il flusso veicolare. Perché la viabilità del nuovo piano G5, benché ultimata, non viene aperta al traffico? Ma soprattutto l’intervento realizzato è quello del progetto esecutivo approvato ad ottobre 2019 dalla Giunta Ballico? Sappiamo di certo che il progetto esecutivo prevedeva un’ampia rotatoria all’ingresso di via Morena per ottimizzare la viabilità in quello snodo molto importante, dove intersecano assi principali della rete cittadina. Perché quella rotatoria non è stata realizzata e come sarà organizzata la futura viabilità del tratto iniziale di via Morena? I cittadini e commercianti che in questi mesi sono rimasti prigionieri di questo cantiere stanno cercando di venire a capo del problema tentando, per ora senza esito, un colloquio con la Commissaria. Proveremo ad avere un’interlocuzione in merito, ma intanto ci chiediamo: quali elementi hanno spinto la giunta Ballico a modificare il progetto iniziale? Cosa c’è scritto nella convenzione tra il Comune e i gruppi privati che dovranno edificare nell’area, in merito alla realizzazione di strade e marciapiedi? Infine, l’Amministrazione Ballico poteva non sapere che il progetto esecutivo e la variante avrebbero rappresentato problemi tali da impedire la riapertura della strada?

L’urbanizzazione del comparto G5 appare, così come realizzata, subordinata totalmente agli interessi specifici dei soggetti privati promotori del piano. Per questo abbiamo fondati timori che tutto questo disagio sia solo il primo effetto dell’intervento che sarà devastante per il commercio locale e la vivibilità dei quartieri circostanti. Un’intera città in ostaggio di scelte politiche illogiche, con gravi responsabilità dell’ufficio speciale della giunta Ballico, da condividere con le precedenti amministrazioni che scelsero per il comparto un indirizzo urbanistico folle. Scelte di cui abbiamo già iniziato a pagare il prezzo con la condizione di grave disagio degli ultimi mesi. Situazione destinata verosimilmente a peggiorare, a meno che il prossimo governo della città non intervenga con la copertura dei valli ferroviari – ad esempio collegando via due Giugno con via S. Paolo della Croce – al fine di alleggerire il traffico locale. Diritti in Comune si adopererà per proporre soluzioni in grado di migliorare gli aspetti più problematici che riteniamo verranno ad inasprirsi con l’apertura del futuro centro commerciale, seppur ben consapevoli che ai danni fatti non c’è soluzione di sorta.

Diritti in Comune per la rinascita della nostra città

Siamo donne e uomini che vivono e lavorano in questa città, legati a questo territorio, alla sua storia, alla sua comunità. Molti di noi hanno scelto appartenenze politiche, altri operano nell’associazionismo cittadino e nell’attivismo sociale.
Tutte e tutti riteniamo ci si debba impegnare insieme, per cambiare il futuro che decenni di politica nazionale e locale, spinta esclusivamente dal profitto di pochi, avrebbe già scritto per noi e la nostra città.

In questo territorio viviamo tutte le contraddizioni di un sistema economico che produce disoccupazione e precarietà, la progressiva distruzione dello stato sociale, dell’ambiente naturale e l’impoverimento degli stessi rapporti umani. La pandemia da Covid19 non ha fatto che acuire questa crisi, aumentando ancor di più povertà e aggravando le diseguaglianze sociali. La città negli ultimi decenni è cresciuta rapidamente sotto il peso della speculazione, a discapito dei servizi e degli spazi pubblici che dovrebbero connaturarla. L’emergenza sanitaria ha posto tutto questo ancora più in evidenza: manca un punto di primo soccorso, una rete di medicina territoriale, spazi e luoghi per i servizi e le attività sociali, culturali e ricreative.

Esiste poi una grave emergenza climatica che investe l’intero pianeta, con fenomeni estremi sempre più frequenti che determinano rilevanti conseguenze ambientali, specie in contesti urbani fortemente inquinati come quello locale. Ciampino, con il più alto consumo di suolo della regione e la maggiore densità abitativa, col suo Aeroporto dal forte impatto ambientale, continua ad essere investita da numerose e rilevanti fonti d’inquinamento, che anche durante la pandemia si sono rivelate fattori fortemente incidenti rispetto alla salute delle cittadine e dei cittadini. Questa consapevolezza impone l’urgenza di pensare e mettere in campo azioni di contrasto ai cambiamenti climatici per contenerne i rischi connessi.

L’epilogo fallimentare di una lunga stagione di governo ha consegnato due anni fa l’amministrazione della città alla destra, che al di là della costante necessità di affermare il proprio pericoloso profilo ideologico, ha dimostrato tutta l’incapacità di costituire un’alternativa credibile per Ciampino. Due anni scarsi di amministrazione sono stati sufficienti per coglierne il disegno politico: assecondare le volontà di pochi e molto facoltosi soggetti privati di mettere le mani sui beni del patrimonio comunale, secondo quell’inossidabile logica di mercato, che per decenni ha prevalso nel governo della cosa pubblica, tesa a cancellare definitivamente il valore e il senso dei beni comuni per la comunità.

La fine anticipata della consiliatura nelle due ultime esperienze amministrative è avvenuta su questioni concernenti il bilancio. Appare dunque quanto mai necessario un Audit indipendente sullo stato economico e finanziario dell’ente e delle sue partecipate, per sapere come sono cresciuti in questi anni debiti e disavanzi e come siano state spese le risorse pubbliche. Su questo, al di là della funzione istituzionale devoluta agli organi di controllo contabile, vanno individuati strumenti di partecipazione e di controllo popolare su indirizzi e scelte che riguardano l’impiego dei soldi pubblici nell’interesse generale della comunità.

Ancor più di prima, la scelta che si impone oggi a quanti hanno a cuore il futuro di questa comunità è quella di costruire una città a misura di cittadine e cittadini: pubblica, inclusiva, solidale, funzionante. Chi si è occupato per molti anni della scena politica, migrando non di rado da una sponda all’altra, l’ha fatto confidando spesso nell’apatia sociale della comunità cittadina, prendendo decisioni senza ascoltare idee, senza rispondere alle domande e mortificando ogni forma di proposta d’iniziativa popolare. Da questo punto di vista la destra è stata capace di contrapporre ancor di più la funzione e il ruolo dei decisori politici con quello dei cittadini, trascinando le stesse istituzioni in una quotidiana disputa sui social.

Crediamo sia urgente e necessario costruire un’alternativa netta e coraggiosa. Diritti in Comune in questi due anni è stata l’esperienza collettiva capace di mettere in campo questa alternativa: una rete di persone, associazioni, esperienze civiche e politiche che animano buone pratiche di autogestione e di partecipazione attiva nel territorio. Dentro e fuori il Consiglio comunale questa comunità ha tenuto in piedi uno spazio politico di analisi, ascolto, discussione e condivisione sulle scelte politiche di volta in volta assunte. Nonostante le condizioni imposte dalla pandemia, la dimensione collettiva e partecipativa non è venuta mai meno, a cominciare dal lavoro di sostegno sociale ed alimentare portato avanti da tante e tanti volontari nel periodo del lockdown, associato ad una riflessione e proposta organizzativa capace di rispondere alle necessità del territorio.

Oggi questa comunità è cresciuta e si è rafforzata, non solo perché è stata capace di condurre un’azione costante e competente di opposizione in Consiglio comunale con la propria rappresentanza istituzionale, ma perché è stata in grado di cogliere risultati insperati dall’azione politica che tante e tanti hanno saputo condurre con determinazione, per il bene della città. Se oggi l’IGDO è stato riconosciuto quale insediamento urbano storico della città e la Tenuta del Muro dei Francesi è stata inserita nel perimetro del Parco dei Castelli romani lo dobbiamo all’incessante lavoro di questa rete politica che, infine, ha saputo anche condizionare le istituzioni sovracomunali. Chi non si rassegna a veder cancellata la funzione pubblica e affettiva dei beni culturali e paesaggistici del territorio, oggi può avere una speranza in più su cui poter proseguire l’impegno per la piena fruibilità pubblica di questo patrimonio.

Quel che resta del patrimonio pubblico ha bisogno di essere recuperato e rigenerato alla sua piena funzione sociale, riproducendo esperienze di gestione e controllo popolare diretto, da discutere collettivamente nelle forme e negli obiettivi. Occorre ridare assoluta centralità ai servizi pubblici locali, in particolare quelli che riguardano i diritti fondamentali della persona, che devono restare privi di rilevanza economica. La gestione delle Aziende pubbliche cittadine, soprattutto alla luce del biennio appena trascorso, deve essere radicalmente modificata: le partecipate comunali, la cui amministrazione avrebbe dovuto coniugare lavoro e qualità dei servizi, vanno ristrutturate e devono tornare ad occuparsi esclusivamente dei servizi di questa comunità, con un controllo rigoroso anche attraverso forme partecipate dai cittadini utenti.

A partire da un terreno condiviso di valori, pratiche ed azioni comuni, siamo fortemente determinati a tentare di guidare un progetto per il governo della città; un progetto di cambiamento radicale dove le solite e logore formule della vecchia politica non trovino spazio, dove emerga l’urgenza di nuovi strumenti di partecipazione politica, per la gestione del presente e la programmazione del futuro.
Diritti in Comune apre un confronto tematico con le forze sociali, i movimenti cittadini, le altre culture ed esperienze politiche perché si possa ridare a Ciampino la speranza di diventare finalmente una città compiuta.
La città che si prende cura di sé, ecologica, pubblica, è una città che vive, partecipa e progetta il suo futuro. Adesso!

Giunta Ballico, ultimo atto: cade su nomine, poltrone e interessi privati

La sorte del commissariamento dell’Ente comunale tocca Ciampino per la seconda volta in appena tre anni, dopo che l’amministrazione Ballico non è riuscita ad approvare gli equilibri di bilancio, essendo venuta meno la sua maggioranza consiliare. Ancora una volta la Sindaca ha provato a salvare questa maggioranza – e il suo destino politico – con rocamboleschi giochi di poltrone e col fantomatico progetto di acquisizione dell’Igdo: articolato tentativo di svendita del centro cittadino mascherato da intervento pubblico, sul quale molto abbiamo già detto e torneremo a dire nei prossimi giorni.

A far cadere la Giunta Ballico, non è stato tuttavia un serio e concreto dibattito politico, al contrario, l’esperienza amministrativa del centrodestra finisce nel più triste dei modi: nomine, poltrone, candidature per Campidoglio e Regione, insomma per le diatribe tra gruppi di interesse e personaggi politici che tengono in scacco le istituzioni democratiche della città. Dinamiche non nuove per Ciampino, figlie di atteggiamenti bipartisan che troppo spesso hanno legato i destini della città all’interesse particolare di potentati politici ed economici e che, a partire dalla campagna elettorale del 2019, torniamo a denunciare. Questa volta, nello specifico, siamo stati gettati nelle mani di personaggi impresentabili come Durigon che, pur dimissionato dal governo nazionale, ha continuato – come coordinatore della Lega Lazio – a segnare le sorti della maggioranza consiliare ciampinese.

La Giunta Ballico si è fatta promotrice di una visione politica appiattita sugli interessi privati, grandi e piccoli, sviluppando un progetto di alienazione del patrimonio della città pubblica. Per farlo si è servita di tecnici plenipotenziari direttamente chiamati da Roma, con esperienze discutibili nelle amministrazioni sia di centrodestra che di centrosinistra. Nel frattempo, la città rimaneva com’era prima: senza spazi pubblici adeguati, senza servizi efficienti, senza verde, senza un minimo di idee per il rilancio del tessuto sociale ed economico e con una pessima gestione dell’emergenza pandemica. Alcuni colossi privati, da AdR del gruppo Atlantia (Benetton) alle holding di costruttori locali, hanno trovato in questa Giunta un interlocutore disponibile a barattare la salute e la qualità della vita dei cittadini in cambio di qualche misera ricaduta, discutibili eventi ricreativi con cui la Sindaca in questi anni ha cercato di rilanciare la sua propaganda. Allo stesso modo piccoli interessi privati, legati a pericolosi gruppi neofascisti, hanno trovato in questa amministrazione sostegno e piena legittimazione, tentando il radicamento in un territorio che gli è sempre stato ostile.

Diritti in Comune, in questi due anni di opposizione – intransigente nel contrastare le derive revisioniste e antidemocratiche – non ha rinunciato a sfidare la Giunta nel merito delle proposte: le modalità di gestione dell’emergenza Covid-19, l’attivazione di un coordinamento sociosanitario distrettuale; l’istituzione delle Case di Quartiere; il progetto per un Igdo pubblico; l’inserimento del Muro dei Francesi nel parco dei Castelli (vittoria ottenuta grazie alle pressioni dei cittadini e l’intervento regionale); la tombatura dei valli ferroviari; la tariffazione puntuale per i rifiuti; l’istituzione di un’isola pedonale di quartiere nell’ex 167; la tutela del patrimonio storico, monumentale e paesaggistico; la salvaguardia delle sorgenti e corsi d’acqua del territorio. Sono questi alcuni esempi di quella alternativa che continuiamo a sostenere e praticare ogni giorno, grazie all’impegno dal basso e al confronto continuo con i cittadini. Da oggi finisce una sfida e ne inizia una nuova: questa è solo una tappa del percorso politico che abbiamo immaginato – a partire da esperienze di lotta ed organizzazione popolare precedenti – dando vita alla coalizione Diritti in Comune per cambiare il futuro della nostra città. Un futuro aperto verso il bene comune, per tutte e tutti.

Perché diciamo che sull’acquisto dell’IGDO ci stanno prendendo in giro

È doveroso fare un po’ di chiarezza su quello che sta succedendo in questi giorni rispetto alle dichiarazioni stampa sull’area ex IGDO, anche a costo di non esser brevi, perché l’urbanistica è materia complessa e semplificando troppo si rischia di dire sciocchezze.

Evidenziamo sin da subito che, per chi si batte da sempre per un Igdo pubblico, sarebbe assai più comodo accodarsi alla propaganda, votando a favore de prossimo assestamento di bilancio dove, stando a quanto sostenuto dalla giunta al governo della città, si vincoleranno 1.6 milioni di euro “alla riacquisizione dell’IGDO”. Purtroppo la comunità di Diritti in Comune ha il sospetto che l’intera manovra abbia un unico obiettivo: tenere in piedi la barca di una maggioranza che affonda, provando a costruire una narrazione secondo la quale il voto del prossimo assestamento di bilancio sarà un voto pro o contro l’IGDO pubblico. Niente di più falso, vediamo perché entrando nel merito.

COME SI RIACQUISISCE A PATRIMONIO PUBBLICO UN’AREA ATTUALMENTE PROPRIETA’ PRIVATA?

Esistono solo alcune opzioni:

– ACQUISTO. Il privato (in questo caso Società Incentro) vuole vendere e il Comune vuole acquisire. Il Comune trova i fondi necessari nel bilancio e procede con una proposta di acquisto, dopo ovviamente aver ricevuto mandato dal consiglio comunale. Tale scenario non sembra essere in campo, non avendo notizia di alcuna scrittura privata, né evidenza di un accordo tra i due soggetti, né previsione di un prossimo passaggio in questa direzione in consiglio comunale.

– ESPROPRIO. Il Comune decide di espropriare la proprietà privata. Su questa area ad oggi vige ovviamente già un indirizzo (i.e. servizi privati) da piano regolatore. L’esproprio è un processo lungo, rischioso, ma, per noi, assolutamente legittimo. L’esproprio è un percorso da sostenere politicamente che per esser attuato ha bisogno di una serie di passaggi:

1) occorre “giustificare” la procedura di esproprio dimostrando che la scelta si fonda sulla Pubblica Utilità. Cioè? La pubblica utilità si dimostra deliberando un intervento pubblico specifico (una opera pubblica, un intervento urbanistico specifico, etc.) e, certamente, non basta una semplice delibera di indirizzo della giunta in cui si rappresenta un generico “volere politico” – legittimo e condivisibile come ogni buon proposito – bensì si dimostra con atti amministrativi concreti. Nello specifico dell’IGDO, ad esempio, una variante al piano regolatore che riporti l’area a verde pubblico e servizi pubblici e/o un progetto di indirizzo sull’area ben definito, ovviamente approvato dal consiglio comunale. Da non dimenticare che una variante al PRG deve prima passare in consiglio comunale e poi in Regione, con una durata del processo di circa 2-3 anni.

2) Per procedere con l’esproprio occorre altro: bisogna anche dimostrare di avere la disponibilità economica per realizzare l’opera pubblica/l’indirizzo che si è pensato e deliberato. Oltre ad avere un progetto vero sull’area si deve dimostrare di disporre delle risorse necessarie per realizzarlo. Un esempio calzante è offerto dall’esproprio delle aree per la realizzazione del sottopasso Casabianca: delibera di indirizzo per realizzazione del sottopasso legittimato per pubblica utilità.

Nel caso dell’IGDO significherebbe avere dunque una disponibilità economica ben superiore a 1.6 milioni di euro, nello specifico una capacità di spesa in grado di coprire tutto l’intervento di riqualificazione, non dimenticandosi che l’area è stata recentemente vincolata a centro storico, e non è dunque possibile demolire e ricostruire. È chiaro che si tratta di un intervento economico rilevante.

Sembra invece che chi è alla guida del nostro Comune ritiene esista una terza via per riacquisire l’IGDO: esercitare “ex post” un fantomatico diritto di prelazione, rispetto ad un asta conclusasi nel 2016 (!) con l’acquisto dell’area da parte del privato. Eppure il diritto di prelazione, per un ente pubblico a titolo oneroso, è ben normato dalla legge, e i valenti urbanisti che abbiamo contattato hanno escluso che possa esistere questa possibilità per l’IGDO. Purtroppo l’area appartiene alla società che si aggiudicò l’asta, ed oggi questa è la realtà, il resto – e ci piacerebbe sbagliarci – sembrano solo le affermazioni roboanti di politici scaltri.

Facciamo un inciso doveroso: l’amministrazione precedente ebbe tutto il tempo necessario per esercitare il diritto di acquisto a prezzo d’asta e non lo fece, a nostro avviso sbagliando clamorosamente, nonostante le nostre proteste in piazza. Dove era la destra ciampinese in quel momento? Dove era la Sindaca e i vari Silvestroni e Duringon che la sostengono? Vale la pena ricordare che, all’epoca, la proposta del consigliere comunale Guglielmo Abbondati, che dava mandato al Sindaco di acquisire l’IGDO a patrimonio pubblico, fu bocciata coi voti del centrosinistra e di un pezzo considerevole del centrodestra. Ora, a distanza di tre anni, si racconta che esisterebbe la possibilità di esercitare la prelazione?

Bene, diteci come e attivate le procedure necessarie; chiediamo alla Sindaca di spiegare nel dettaglio, a noi e alla città, COME, QUANDO E SECONDO QUALE ISTITUTO DI LEGGE si potrebbe esercitare questa ventilata prelazione ex post. Riteniamo che questa manovra sia soltanto propaganda e non poggi su alcun fondamento giuridico-amministrativo ma, nel caso fossimo smentiti, saremmo pronti a votare un atto d’indirizzo capace di fare dell’IGDO finalmente uno spazio pubblico. La Sindaca lo porti in Consiglio comunale, ci dimostri che ci sbagliamo e saremo i primi a votarlo.

Veniamo ora al bilancio: abbiamo letto che sono stati trovati comunque 1.6 milioni per l’acquisizione dell’IGDO. Pur abituati ai bilanci creativi di questa giunta attendiamo di ricevere la variazione di bilancio per capire da quali capitoli si intende attingere, fermo restando che si possono legittimamente spostare voci di bilancio a copertura di un investimento, giusto ed importante per la città. Rimangono dubbi su cosa serva bloccare risorse vive del malandato bilancio comunale per un intervento che non è minimamente all’ordine del giorno?

Per quanti anni questa posta di investimento verrà bloccata, senza possibilità alcuna di utilizzo concreto, solo a copertura di una scelta dettata dalle contingenze politiche del momento?

Perché farlo ora, in fretta ad agosto, inserendolo nella delibera di assestamento, già discussa e liquidata in commissione e che era all’odg dello scorso consiglio comunale, andato deserto per mancanza di numeri della maggioranza?

Legittimamente crediamo serva ad altro: sia solo propaganda, e della peggiore. Con questa proposta la maggioranza si intesta il merito di aver cercato le risorse per l’acquisto dell’IGDO ma, concretamente, senza avere all’orizzonte tale opzione.

Cosa rimane: il vero obiettivo della maggioranza – sfruttando cinicamente il tema di un bene comune caro alla città, quale è l’Igdo- è di ricompattare la maggioranza, spingendo i consiglieri che oggi sembrano defilarsi a rientrare nei ranghi e restare al governo della città, costruendo la narrazione per cui, se si va a casa, la responsabilità è degli irresponsabili e dei “poteri forti”. Fuori da queste logiche populiste, Diritti in Comune vuole aprire un percorso vero per ridare alla città il centro cittadino che merita, sfidando l’Amministrazione ad iniziare il percorso necessario per dimostrare La pubblica utilità dell’intervento cambiando la destinazione d’uso dell’area. Per questo chiediamo alla giunta di dare indirizzo affinché venga portata in tempi rapidissimi una Variante puntuale in Consiglio comunale sull’area ex IGDO, con la quale recepire i vincoli istituiti dal Ministero e cambiare la destinazione d’uso da servizi privati a servizi pubblici.

Se non si hanno i numeri per governare è bene che alla città vengano risparmiati queste trame da House of Cards: che la Ballico trovi i numeri o vada a casa, con dignità, perché la città non ha bisogno di altre bugie e promesse impossibili da mantenere.

 

La ripartenza degli Asili Nido a settembre sia garantita per tutti!

In vista del Consiglio comunale di questa mattina, abbiamo protocollato un’interrogazione urgente all’Assessore alla Pubblica Istruzione, in merito alla ripartenza degli asili nido comunali dal 1° settembre. Lo scorso 2 luglio la Regione Lazio ha emanato una circolare ai Comuni, con le linee guida per la ripresa del servizio asili nido per l’anno scolastico 2021/22. La circolare conferma l’eliminazione del cosiddetto sistema “bolle”, pur mantenendo tutti gli obblighi dei protocolli igienico-sanitari contro la diffusione del Covid-19, ma non trascura la possibilità che nei mesi di settembre/ottobre la situazione dei contagi possa peggiorare, innescando la necessità di tornare al sistema “bolle”. Per questo, già dallo scorso anno esistono raccomandazioni sull’individuazione di ulteriori spazi oltre alle strutture esistenti, l’utilizzo di spazi esterni, laddove presenti, e la loro puntuale rimodulazione (per garantire il sistema “bolle” anche all’esterno) e in generale spazi adeguati per lo svolgimento delle attività educative e di routine prettamente esterne. 

Nella peggiore delle eventualità, per quanto riguarda la fascia di età 3-12 mesi, negli asili nido comunali di Ciampino il sistema “bolle” non consentirebbe di ricevere più di 5 bimbi a sezione, riducendo così del 50% il diritto di accesso, con il rischio concreto di lasciare fuori ben 14 famiglie! Abbiamo dunque chiesto all’Assessore Contestabile se l’Amministrazione comunale, di concerto con l’azienda A.S.P. che gestisce il servizio, abbia prodotto una relazione per valutare tutti gli scenari possibili e le azioni da mettere in campo a seconda delle evoluzioni del quadro, informandone gli utenti. Vorremmo inoltre sapere se esiste un piano operativo, con adeguate risorse economiche, da attivare tempestivamente nel caso si verifichi il quadro peggiore, al fine di non lasciare le famiglie assegnatarie senza la possibilità di accedere al servizio. Abbiamo infine chiesto se sono stati individuati spazi alternativi per garantire il principio di accessibilità al servizio a domanda individuale che per le due strutture comunali deve assicurare 120 posti. C’è ancora tutto il tempo per mettere in piedi le azioni necessarie per garantire questo diritto a tutti, qualunque sia la situazione che verrà a crearsi. Sarebbe inaccettabile non agire per tempo. 

 

Ciampino: due anni di Ballico tra giochi di potere e governo allo sbando

Il centrodestra, “capitanato” da Daniela Ballico, sta dando vita ad un penoso spettacolo politico, fatto di giochini interni di potere e giri di poltrone. Due anni sono passati ma questi personaggi sembrano governare Ciampino da venti se guardiamo al numero di rimpasti, alle fuoriuscite poi rientrate, allo scambio di poltrone e ruoli. Dietro tutto questo c’è un effettivo scontro/confronto interno tra diverse idee di città? Non ci risulta e sicuramente non si è mai palesato in consiglio comunale, dove vige il silenzio assenso sistematico. C’è un dibattito politico sulle proposte in campo? No, ci sono solo i personalismi più beceri, i veti incrociati ad personam, i giochini di partito da prima repubblica.

Questa dinamica, in cui non ci addentriamo, vede oggi al centro del dibattito la Lega e, come deus ex machina, il sottosegretario Claudio Durigon. Un personaggio sul quale pesano inchieste che lo vedrebbero coinvolto nella nomina del Generale della Finanza che segue le indagini sui 49 milioni truffati dalla Lega, con l’eventualità di un gravissimo conflitto di interessi.
E nel frattempo la città? È rimasta ferma esattamente a due anni fa, con tutti i suoi problemi irrisolti aggravati da un quadro economico-sociale devastato dall’emergenza sanitaria. L’ordinaria amministrazione è allo sbando, basta entrare un giorno in Comune per richiedere una carta di identità per verificarlo. Gli interventi urbanistici proposti oscillano tra generici buoni propositi senza sostanza (IGDO), e svendite a buon mercato del nostro patrimonio pubblico (Cantina sociale). Su viabilità, gestione delle partecipate e politiche per il verde e l’ambiente, notare la minima discontinuità col passato è esercizio che lasciamo ai più fantasiosi. Rimangono solo i maxi schermi per gli europei organizzati dalla Sindaca-portafortuna, così in cerca di consenso da inserire nei manifesti il suo volto insieme a quello degli azzurri campioni d’Europa.

Concludiamo il quadro desolante evidenziando, senza ormai più stupirci, il comunicato stampa del Carroccio locale in cui il Presidente del Consiglio Balmas non solo resta saldo al suo posto, ma il suo partito addirittura lo riammette dopo l’autosospensione, nonostante le pesanti accuse di violenza domestica e ora anche un rinvio a giudizio. Non ci stupisce tutto ciò, d’altronde: basta ascoltare in queste ore le difese imbarazzanti della Lega nazionale verso un suo assessore sceriffo in provincia di Pavia, che ha sparato e ucciso un uomo in mezzo alla strada.
Diritti in Comune continuerà a mettere in campo la più tenace opposizione a questo “governo” della città, non rinunciando a sfidarli nel merito delle proposte come stiamo facendo in queste settimane: la nostra proposta per un IGDO pubblico è chiara e attendiamo risposta, così come per l’istituzione di isola pedonale di quartiere nella ex 167 o la proposta per le Case di Quartiere. Questi sono solo alcuni esempi di quell’alternativa che continuiamo a sostenere e praticare ogni giorno, grazie all’impegno dal basso e al confronto continuo con i cittadini.

 

fonte immagine: Milano Today

Via Londra: Chiesto incontro in Comune per portare le proposte dei cittadini, pedonalizzazione sia più ambiziosa e al servizio di tutti

Abbiamo chiesto la convocazione di un incontro ufficiale all’Assessore Febbraro e alla Sindaca Ballico, sollecitati da diversi residenti nei pressi della nuova area pedonale di via Londra. Questi cittadini e cittadine hanno evidenziato criticità rispetto alla pedonalizzazione, oltre ad un loro scarso coinvolgimento nella scelta, e ritengono importante aprire un confronto con l’Amministrazione volto a sciogliere le perplessità e rilanciare un intervento ben più ambizioso di quello messo in atto, che ad oggi appare più come la volontà di andare incontro ai bisogni di uno specifico soggetto privato anziché all’intera comunità residente di zona. 

I cittadini e le cittadine in questione hanno dunque elaborato in via preliminare una serie di proposte per estendere la zona pedonale e migliorare la fruizione degli spazi pubblici all’interno di tutta l’area. L’incontro sarebbe dunque molto importante per confrontarsi e approfondire queste idee e per valutarne la fattibilità. Saranno loro stessi a sottoporle all’attenzione dell’Amministrazione, il nostro impegno è solo quello di fare da tramite attraverso il nostro Consigliere comunale, che ha protocollato quest’oggi la richiesta di incontro. Speriamo di ricevere risposte in tempi celeri, se non altro per il rispetto delle persone che, con spirito collaborativo, hanno elaborato proposte puntuali per mediare su decisioni finora imposte dall’alto. 

 

Igdo pubblico, noi lo vogliamo davvero! Ma con atti reali e trasparenti, senza barattarlo con altro cemento e privatizzazioni

La nostra alleanza politica da sempre si batte per “l’acquisizione dell’area ex IGDO al patrimonio pubblico” come viene riportato nella delibera di giunta di indirizzo politico/amministrativo pubblicata ieri. La richiesta inascoltata di una partecipazione dell’Ente all’asta nel 2016 e le pressioni popolari per un’azione di rilancio del centro urbano a partire da un IGDO pubblico, sono battaglie storiche dei comitati e dei cittadini che su queste parole d’ordine hanno poi dato vita anche all’esperienza di Diritti in Comune. Ogni concreto passo verso l’acquisizione pubblica, dunque, è per noi un passo avanti rispetto alla situazione del passato.

Fatta questa premessa, veniamo all’oggi. Il comunicato stampa diramato dall’Amministrazione comunale nella giornata di ieri getta purtroppo molto fumo negli occhi dei cittadini, in quanto nulla è stato ancora “acquisito a patrimonio comunale”. Nella delibera si dà mandato agli uffici di “verificare la possibilità di esercitare, ora per allora, la prelazione all’acquisto del bene” e di “reperire le risorse necessarie” attualmente non disponibili: due nodi da sciogliere rapidamente per verificare la reale fattibilità di una generica espressione di indirizzo politico.

Noi ci auguriamo che questi due nodi vengano sciolti rapidamente e rilanciamo un’ulteriore sfida alla amministrazione comunale: la pubblica utilità, di cui parla la Giunta con toni trionfalistici, non si dichiara certo con un semplice atto di indirizzo di giunta. La pubblica utilità è conseguenza di un vincolo dichiarativo del piano regolatore. L’area in questione è tuttora destinata a servizi privati, per cui solo cambiando la destinazione potrebbe derivare la pubblica utilità. Per questo chiediamo alla giunta di dare indirizzo affinché venga portata in tempi rapidissimi una Variante puntuale in Consiglio comunale sull’area ex IGDO, con la quale recepire i vincoli istituiti dal Ministero e cambiare la destinazione d’uso da servizi privati a servizi pubblici. Se veramente le intenzioni sono quelle scritte in delibera, questa è l’unica strada da percorrere. Altrimenti davvero resterà solo tanto fumo e un pomposo comunicato stampa.

Oltre a ciò crediamo sia ancora più importante riuscire a fare un po’ di chiarezza sulle reali intenzioni rispetto alla totalità degli interventi che si stanno progettando per l’intero centro urbano di Ciampino. Dalle informazioni in nostro possesso sappiamo che la questione IGDO e quella della ex Cantina sociale sono strettamente correlate, e la delibera ci conferma questo dato quando afferma che “un ulteriore profilo di interesse pubblico è costituito dall’idea del Comune di Ciampino di realizzare nel compendio immobiliare de quo, la sede delle Istituzioni e di tutti gli Uffici dell’Amministrazione Comunale”. Questa frase conferma quello che da mesi andiamo ripetendo e che stiamo contrastando con grande fermezza: la vera e chiarissima volontà di questa amministrazione di procedere con la completa alienazione/privatizzazione dell’intero complesso della Cantina sociale, compresa l’attuale sede comunale che verrebbe spostata nell’area IGDO qualora questa venga acquisita e ristrutturata. Una scelta che priverebbe la città di un’area, ancora non del tutto ristrutturata, che comunque è costata ai cittadini circa 10 milioni di euro! Una scelta irricevibile e da rivedere: noi vogliamo l’IGDO pubblico, ristrutturato e fruibile, ma non accettiamo di barattarlo con la dismissione della Cantina Sociale, né accetteremo eventuali compensazioni urbanistiche in altre aree della città scaricando nuove volumetrie sulla città con il più alto consumo di suolo del Lazio.

Riteniamo inaccettabile che decisioni così cruciali per l’assetto della nostra città si discutano al chiuso nelle stanze dell’ufficio speciale e nella segreteria del Sindaco: noi chiediamo ancora una volta trasparenza! La città, oltre che il Consiglio Comunale, ha il diritto di sapere tutto, e di conoscere nel dettaglio le reali intenzioni dell’Amministrazione sull’intero centro urbano. La partecipazione e la trasparenza sono valori che difendiamo e non si può pensare di informare i cittadini a cose fatte, nella solita modalità del prendere o lasciare. La cittadinanza deve poter valutare, discutere e incidere nelle scelte che riguardano il presente e il futuro della città.

Per questo abbiamo delle domande aperte per la Sindaca, alle quali attendiamo una risposta: E’ vero quanto affermano gli esponenti della segreteria comunale circa il fatto che, nella testa di chi dirige questo processo, solo una parte dell’IGDO rimarrebbe effettivamente in mano pubblica, come sede comunale? Che tipo di progettualità è immaginata per tutto il resto dell’area? Parliamo di altri partenariati pubblico-privato, e se sì chi sono gli interlocutori? Che tipo di accordo è stato raggiunto con il proprietario dell’area (i.e. società Incentro), impossibilitato evidentemente dai recenti vincoli emessi sull’area a realizzare quanto aveva immaginato?

Domande aperte, perché la città merita di sapere e di valutare le scelte e i fatti nella loro complessità, ben al di là dei proclami e di condivisibili prese di posizione politiche.